Ok, dopo tante riflessioni ho finalmente trovato il mio candidato ideale: Cthulu! Dopo tutto ha un programma chiaro (far impazzire tutti gli umani e poi divorarli), ha una lunga esperienza (è un grande antico) e vince sistematicamente tutti i faccia a faccia in cui si trova (tipicamente divorando l’avversario, il conduttore, il pubblico e chiunque si trovi a passare di lì).

Se non sapete chi è Cthulhu pentitevi e poi andate a leggervi la pagina su wikipedia.

Piccole perle by

7 Apr
2008

Che la qualità della programmazione televisiva (di tutte le reti televisive) sia ai minimi storici è un sentire così diffuso che a ripeterlo si passa quasi per qualunquisti faciloni. Che mamma RAI non spicchi proprio per il livello dei suoi palinsesti anche. Persino andandosi a spulciare la sua versione on-line (sulla realizzazione tecnica della quale è meglio stendere un velo pietoso) non si può fare a meno di provare un vago senso di disappunto e frustrazione.

Tuttavia, in mezzo a quintali di soap, di telefilm polizieschi (arrivati all’enesima serie), reality show e tribune politiche qualcosa di bello da vedere c’è.

Non ci sbagliamo: fatta eccezione per alcuni casi isolati (report, superquark e poco altro) queste perle non sono minimamente pubblicizzate e la stragrande maggioranza degli italiani che pagano il canone non hanno nemmeno idea che esistano.

Dato che la RAI ha deciso di tenerci nascosto parte delle cose migliori che produce provo a pubblicizzarne qualcuna io. Caso mai che venisse in mente di realizzare più programmi di qualità analoga…

Direi che possiamo iniziare con “Le ricette di Arturo e Kiwi“, un cartone realizzato interamente in flash dagli stessi autori di “Gino il pollo” (tutti giovani e tutti italiani) dove il burbero mastino napoletano Arturo, coadiuvato da un imbranato uccelletto Kiwi, espone in modo comico ma dettagliato le ricette tipiche della cucina italiana.

Che dire? Le puntate sono brevi (4 minuti ciascuna), esilaranti e le ricette sono spiegate in maniera rapida ma precisa. Insomma, ci si fanno due sane risate e si impara anche qualcosa. Cosa volete di più dalla vita?

Ehi! Anche Wikipedia ha una voce al riguardo!

Premessa: al momento in cui scrivo un euro vale 1,5719 dollari amercani.

Negli USA un iPod classic costa 299$ (circa 190 €). In Italia 229 € (39 € di scarto).

Negli USA la Wii Fit costa 100$ netti (circa 64 €). In Italia 89,90 € (26 € di scarto).

Negli USA un telefono Nokia N95 con 8 Gb costa 779$ (circa 496 €). In Italia 699 € (oltre 200 € di scarto).

Negli USA l’eeepc della Asus costa 299$ (circa 190 €). In Italia 299 € (109 € di scarto).

Chi si occupa di economia, marketing e commercio usa (evidentemente) un’aritmetica diversa da quella che mi hanno insegnato a scuola.

Da quanto si evince dall’indagine di openpolis tutti i partiti, dal Popolo dell Libertà ad Partito Democratico, dalla Sinistra Critica a La Destra, risultano favorevoli o molto favorevoli ad aumentare il finanziamento alla ricerca.

Secondo logica se ne dovrebbe dedurre che, chiunque vinca le prossime elezioni, i fondi alla ricerca verranno aumentati e l’innovazione scientifico/tecnologica incentivata.

Com’è che invece ho la strana sensazione che, appena passato il periodo delle promesse elettorali, tutta la faccenda passerà nel dimenticatoio?

La notizia è passata prima che il sito aprisse sulla lista web-women-italy, oggi ne parla Guido Vetere e rilancia su un’altra lista: Web al femminile è online.
Guido nota lo spottone pubblicitario di Microsoft, io ci aggiungo anche di Donna Moderna, di Dove e di That’s amore.
Ma quel che mi sconvolge è la palese inutilità del sito stesso.
A che pro è stato creato quel coso?
e poi: perché un sito per donne online deve per forza ricalcare gli stereotipi delle riviste che si trovano (ma nemmeno più!) dal parrucchiere?
Perché ricalcando vecchi clichet il primo focus che mi propongono è “salute e benessere” e il secondo “bellezza”?
“imprenditoria femminile” sta al penultimo posto, proprio dopo i link (che generalmente chiudono un argomento..).
Se questa è l’idea dei fabbisogni delle donne online, come direbbe mia nonna, che Dio ce ne scampi e liberi!

nb: ne parla anche Vittorio Bertola

Due americani (Walter L. Wagner e Luis Sancho) hanno portato LHC in tribunale con l’accusa di essere un periocolo per l’esistenza stessa del mondo.

La notizia è stata riportata due giorni fa sul New York Times e subito ripresa da alcuni giornali nostrani. A questo ha fatto seguito un notevole tam-tam mediatico (specialmente in rete) spesso fatto di banali copia-incolla dalle pagine dei giornali o da discussioni prive di basi scientifiche.

Iniziamo dai fatti: LHC è un acceleratore di particelle in costruzione a Ginevra. Dovrebbe essere acceso (notare il condizionale) a maggio e portato ad alta potenza durante il 2009 (fino ad allora funzionerà a regimi ridotti come warm-up). LHC è soprattutto il più grosso acceleratore di particelle mai costruito e dovrebbe permettere di osservare quei fenomeni fisici che avvengono alla scala dei TeV (parliamo di energie) incluso il famoso bosone di Higgs. Walter L. Wagner e Luis Sancho sostengono che le energie raggiunte in questo acceleratore rischiano di creare dei mini buchi neri che ingoierebbero la terra e per questo hanno ottenuto dalla corte delle Hawaii una richiesta al Cern di cessare le attività in attesa di ulteriori studi.

Non ho intenzione di addentrarmi nelle questioni legali su come un tribunale alla Hawaii possa dire qualcosa ad un laboratorio internazionale con sede in Svizzera. Mi soffermerò invece su un paio di dettagli tecnici che paiono essere sfuggiti a molti giornalisti.

Innanzi tutto Walter L. Wagner e Luis Sancho non mi risultano essere fisici (come vengono invece descritti in molti articoli). Il primo è un biologo con tre anni distudi di legge alle spalle ed un Academic minor in fisica e con un buon numero di articoli scientifici di botanica al suo attivo. Sul secondo ho trovato meno informazioni ma, secondo l’ISI, gli unici L. Sancho che abbiano pubblicato articoli scientifici negli ultimi 100 anni si occupano tutti di medicina. Non che questa sia una colpa per l’uno o per l’altro ma lascia capire la superficialità con cui alcuni giornalisti si sono accostati alla questione.

Seconda di poi è vero che alle energie di LHC potrebbero formarsi dei mini buchi neri. Il condizionale è lì per il semplice fatto che, per descrivere accuratamente la nascita e la morte di questi oggetti, servirebbe una teoria quantistica della gravitazione e, allo stato attuale, non ce ne sono di funzionanti. Quindi si stima che, per le conoscenze che abbiamo, questo evento potrebbe anche accadere ma si lascia aperto un dubbio. Non sappiamo nemmeno con certezza cosa dovrebbero fare questi buchi neri se esistessero. Se fossero compatibili con la relatività generale in realtà farebbero ben poco: sarebbero sì dei buchi neri ma sarebbero anche così leggeri da non produrre campi gravitazionali macroscopici e quindi se ne andrebbero in giro più o meno indisturbati fino alla completa evaporazione.

Ancora questo non vorrebbe dire nulla. Applicare un principio di precauzione quando non si conoscono i danni possibili è più che ragionevole. Tuttavia tutto il discorso sulla pericolosità di LHC parte dal faslo assunto che energie così grandi non siano mai state raggiunte sulla terra. In realtà la terra è costantemente bombardata (e lo è stato sin dalla sua formazione) da raggi cosmici di varia energia; sono ben noti in letteratura raggi cosmici con energie di oltre cento milioni di Tev. Quindi circa cento milioni di volte piùenergetici degli eventi che accadrebbero all’interno di LHC. Raggi cosmici di queste energie sono relativamente rari (ne arrivano sulla terra poche decine per decennio) ma, facendo un po’ di aritmetica si vede subito come, dalla formazione della terra ad oggi il numero di questi debba essere stato di circa 5 miliardi. Ora, se un evento di collisione a 5 Tev circa potesse creare un buco nero allora anche un evento a cento milioni di Tev dovrebbe poterlo fare (anzi, diciamo che la cosa diventa molto più probabile). Se quindi la formazione di mini buchi neri è possibile allora vuol dire che negli ultimi 5 miliardi di anni questo dovrebbe già essere accaduto da qualche parte nel sistema solare. Dato che siamo qui per raccontarlo e che non abbiamo piccoli buchi neri che divorano pianeti a giro miparrebbe logico dedurne che, anche se questi buchi neri si fossero formati, non siano poi così incredibilmente pericolosi come piace raccontare a certa stampa scandalistica.

(un grazie a Giuseppe per aver portato la notizia alla mia attenzione)

Sissa by

29 Mar
2008

A gennaio ho partecipato ad una giornata sul Web 2.0 del Master in comunicazione della scienza alla Sissa di Trieste.
I masterandi ne hanno approfittato per fare un podcast.

  • Cassettato in: wiki

GGD Italia by

28 Mar
2008

Il prossimo GGD sarà ancora a Milano. Che tristezza.
L’ho fatto presente a Sara e lei gentilmente mi ha fatto notare che sebbene il nome loro si occupano solo di Milano.
A me la perplessità sul perché sia GGD Italia e non GGD Milano resta.. forse così è più evocativo?

Dopo aver iniziato qui la discussione ho deciso di guardare con un occhio più attento gli strumenti che i vari motori di ricerca mettono a disposizione per valutare riviste e ricercatori in ambito scientifico. Iniziamo a vederne qualcuno:

Il “citation half-life” è uno strumento, parallelo all’impact factor, che dovrebbe dare un’idea della qualità media di una rivista. Se la rivista tal dei tali pubblica un articolo questo riceverà un certo numero di citazioni; tuttavia questa citazioni non arriveranno tutte insieme. Alcune arriveranno quasi subito (principalmente da altri ricercatori che stavano già lavorando su una cosa simile) ma la maggior parte arriveranno nel giro di qualche mese/anno, quando cioè la comunità scientifica ha avuto abbastanza tempo per prendere visione di quel lavoro ed utilizzarlo come trampolino di lancio per lavori successivi (qui stiamo prendendo in considerazione solo la rosea ipotesi che il lavoro in questione serva a qualcosa). Tuttavia, inevitabilmente, dopo qualche anno l’articolo in questione tenderà a diventare obsoleto ed il numero di citazioni ricevute inizierà a scemare. Quanti anni servano perché un articolo passi nel dimenticatoio dipende (in prima approssimazione) dalla carica di novità e dell’importanza dell’articolo stesso. I lavori che aprono un nuovo campo di ricerca o che spalancano nuove prospettive continueranno ad essere citati a lungo, mentre quelli che si occupano di dettagli tecnici saranno presto dimenticati.

Il “citation half-life” si prefigge  proprio di dare una stima sintetica del lasso di tempo oltre il quale gli articoli pubblicati su una data rivista cadono nell’oblio. Questo è un indice sia della qualità degli articoli pubblicati ma anche della visibilità di una data rivista.

Come l’impact factor anche il citation half-life non è però esente da difetti e problemi. Infatti una review su un argomento ha pochissimo valore aggiunto rispetto ai singoli articoli che mostravano i risultati di cui si parla. Tuttavia, essendo molto più sintetica e di facile utilizzo, verrà plausibilmente citata molto più a lungo degli altri articoli. Questo fatto da solo “regala” alle riviste che pubblicanop un garn numero di review un citation half-time sproporzionatamente lungo rispetto a riviste che pubblicano solo articoli innovativi.

In più questo indice si porta dietro gran parte dei problemi dell’impact factor.

La morale è che mentire con le statistiche è fin troppo facile (soprattutto quando si cerca di usare solo pochi indicatori sintetici) anche in ambito scientifico, dove la statistica dovrebbe essere nota ai più.

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outing by

28 Mar
2008

Pare che io sia qui.

Circa gli stessi risultati dell’anno scorso. Ora mi manca solo di scoprire chi diamine sono quelli del PBC e del PCdL e poi potrò capire quel grafico.

Aggiornamento

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