Di primo mestiere faccio la pendolare dal lontano 1990, con due felici anni di interruzione (vacanze romane).

E’ un duro lavoro che inizia la mattina quando ti svegli (soprattutto se la sveglia non suona o se hai la malaugurata idea di chiudere ancora un minuto gli occhi) quando lo sguardo corre veloce al primo orologio disponibile e un processo batch inizia a calcolare i tempi (20 min per le sacre abluzioni in bagno, 3 minuti per vestirmi, 5 minuti per i denti e il ritocchino finale, 5 minuti per nutrire e ripulire i gatti, 3 minuti per scarpe e cappotto, più le varie ed eventuali) per valutare qual è il primo locomotore papabile per portarmi al “dopolavoro”. Poi c’è la fuga verso la stazione (il vero pendolare ha sempre almeno due treni papabili, uno per cui bisogna correre per prenderlo e uno per cui bisogna attendere ore sulla banchina) e l’emozione dell’incognito (paragonabile solo a quella dell’aumento di stipendio): arriverà? Sarà puntuale? In ritardo? Soppresso? Arriverà prima quello dopo?

Fino a poco tempo fa c’erano le varianti stagionali: d’estate vanno tutti in vacanza e parecchi convogli vengono abitualmente avvistati sulle spiagge di Y ad arroventarsi al sole, mentre altri spariscono verso lidi migliori fino alla fine della stagione balneare; in inverno tra gli addetti ai lavori si mormora che le locomotrici non possano fare a meno di passare il Natale in famiglia e quindi per 10 giorni abbondanti lunghe file di vagoni giocano a fare i pupazzi di neve, mentre le loro motrici se la spassano altrove. Sia quel che sia, se avete un “dopolavoro” che non fa le stesse vacanze del materiale rotabile, siete fregati.

Da circa un mese il mio lavoro è stato messo a dura prova da una serie inenarrabile di disservizi (tutti i treni in ritardo e per la prima volta un treno soppresso per scomparsa del treno corrispondente), ma nulla di paragonabile agli ultimi due giorni. I mormorii sulla banchina vogliono che sia colpa della super-mega-iper-velocità-fotonica (Milano-Roma in 5 minuti, giusto?), altri non lo sanno ma borbottano che i “comitati dei pendolari l’avevano detto”, comunque sia i fatti sono questi: è stato lanciato un nuovo meraviglioso orario che un po’ consapevolmente (tagliando i treni) e un po’ maliziosamente (facendo arrivare sempre in ritardo i pochi rimasti) ha spalmato il traffico delle 7 di mattina, tra le 7 e le 8 (nel senso che va a sovrapporsi con quello delle 8): sono due giorni che vedo scene di sardinitudine che non vedevo da quando portavo una cartella più grande di me e prendevo il “mitico” 7:05. Oggi uno ha cercato di amputarsi un braccio cellularemunito pur di restare sul treno, un altro ha rinunciato a una tasca bella zeppa e ieri una fanciulla situata a un palmo (non colloquiale ma reale) dal mio naso ha minacciato uno svenimento e si è salvata telefonando al fidanzato (“scusa se ti disturbo” – ansima – “ma due secondi fa stavo per svenire” – ansima – “e ho pensato di provare a calmarmi parlando con te” – pausa – “ah, capisco” – seccata – “no, non importa” – “sì, tutta questa gente” – ansima – “uno schifo” – ansima – “sì, esatto, proprio” – pausa seccata..).

Il mio datore di lavoro è mutaforma e multinome dal gusto un po’ pirandellesco (uno: Ferrovie dello Stato, nessuno: .., centomila: RFI, Trenitalia, Italferr, Ferservizi, FS Logistica, FS Sistemi Urbani, Fercredit, Grandi Stazioni, Centostazioni, Sogin) e tritura i suoi dipendenti per farne sassolini per le sue massicciate!

IDIADTR1 ..pensa con l’Alta Velocità ora si fa Milano – Bologna in un’ora..
IDIADTR2 ..poco meno di quanto ci voglia per Arcore – Milano!!!


[NdF 1] IDSP = Ignaro Dipendente In Attesa Di Treno Regionale
[NdF 2] Il percorso Arcore – Milano richiede da orario 22 minuti

Misteri di Linux by

16 Dic
2008

Ho appena fatto l’aggiornamento da Ubuntu 8.04 a Ubuntu 8.10. Tutto è andato liscio (ok, non ho ancora testato TUTTI i programmi installati ma a prima vista non vedo cose macroscopicamente malfunzionanti) solo che sull’icona del NetworkManager è comparso un bel punto escalamativo e mi dice “No valid active connections found!”. La cosa buffa è che si connette benissimo, prova ne sia che ho scritto questo post.

Misteri di Linux…

Aggiornamenti su LHC by

16 Dic
2008

È da un po’ che nessuno parla più di LHC. La mobilitazione di massa per impedire che l’universo venisse risucchiato da un buco nero è oramai un ricordo sfumato nella mente dei più e (sperabilmente) non avrà un revival. Tuttavia negli ultimi mesi le cose non si sono fermate.

Ci eravamo lasciati con LHC fermo per un guasto. Per capire cos’è successo e cosa sta succedendo dobbiamo fare un brevissimo riassunto di come funziona un acceleratore di particelle: in un acceleratore si prende “qualcosa” (dove il qualcosa possono essere elettroni, protoni, ioni o qualunque altra cosa elettricamente carica di facile reperibilità) e la si mette in un campo elettromagnetico. Questo campo ha due scopi: il primo è di “confinare” queste particelle (ovvero evitare che vadano a giro), il secondo è di dargli delle “spinte” in maniera che queste aumentino gradatamente la loro velocità. Una volta che ho abbastanza particelle e che queste hanno l’energia (che è data dalla loro massa e dalla loro velocità) che mi serve prendo due “gruppi” di queste particelle e li faccio sbattere l’uno contro l’altro (in gergo “collidere”) e studio cosa viene fuori. Dato che il risultato di queste collisioni è predicibile con le varie teorie fisiche io posso testare, validare o falsificare queste teorie. Allo stato attuale abbiamo un’idea abbastanza precisa di come funzioni la fisica delle particelle fino a certe scale di energia. Per andare oltre abbiamo bisogno che le nostre “particelle” collidano l’una contro l’altra con energia maggiore.

Man mano che l’energia in gioco aumenta il campo elettromagnetico che serve per contenere il fascio, per accelerarlo e per curvarlo cresce e cresce la quantità di corrente elettrica necessaria a generarlo. A LHC i campi necessari per controllare il fascio sono tali che non sarebbe possibile realizzarli a temperatura ambiente; anche usando i materiali migliori disponibili la corrente necessaria scalderebbe così tanto (per via dell’effetto Joule) da fondere tutto. È quindi necessario sfruttare il fenomeno della superconduttività in modo che la corrente possa scorrere liberamente senza incontrare alcuna resistenza elettrica e, soprattutto, senza scaldare.

Il problema della superconduttività è che si ottiene solo a basse temperature. Per questo i grossi magneti usati per controllare il fascio sono raffreddati con elio liquido alla temperatura di 1,9 Kelvin. Immaginatevi però la situazione seguente: per un qualche motivo il raffreddamento funziona male per un istante, la temperatura dei magneti superconduttivi sale e questi smettono (sempre per un istante) di essere superconduttivi. A questo punto la loro resistenza passa bruscamente da zero ad un valore finito e la corrente che passa al loro interno comincia a produrre una grossa quantità di calore ed il tutto si scalda bruscamente. Anche se il sistema di raffreddamento ricominciasse a funzionare non riuscirebbe più a mantenere la temperatura a 1,9 Kelvin e quindi l’elio liquido inzierebbe ad evaporare. Evaporando l’elio aumenta il suo volume di molte centinaia di volte e questo produce un aumento di pressione all’interno del magnete e questa pressione rischia di far esplodere tutto. Questo fenomeno è noto come “quenching” ed i progettisti di LHC ne hanno tenuto conto. I “gusci” metallici che contengono i magneti sono molto resistenti e sono dotati di valvole di sfogo per l’elio che vaporizza. Insomma, di per sé il quenching non è una tragedia: ci si aspetta che ogni tanto avvenga e ci sono molti strumenti di sicurezza sia per gestirlo che per prevenirlo.

Quello che è successo il 19 di settembre è che, mentre si stava salendo gradatamente in energia, una connessione elettrica (un bus) fra due di questi magneti ha avuto un malfunzionamento ed ha prodotto una scarica elettrica che ha creato un quenching catastrofico nei magneti. L’elio vaporizzato è stato in una quantità tale che le valvole di sicurezza non sono riusciti a smalitrlo e così la connessione fra i due magneti è letteralmente esplosa. L’esplosione si è portata con sé la possibilità di sapere con esattezza a cosa fosse dovuto il guasto ma il report del CERN dichiara che effetti paragonabilio sono stati riprodotti in laboratorio nel caso di gravi difformità rispetto alle procedureed agli standard di fabbricazione (insomma, speculano che si tratti di un grave difetto di fabbrica).

Riaparare una cosa come LHC non è banale. Prima di potersi anche solo avvicinare al luogo dell’esplosione i tecnici hanno dovuto riportareuna sezione lunga 3 Km (gradatamente) a temperatura ambiente per poi smontare il tutto, controllare i danni e sostituire i pezzi danneggiati. Il processo è già a buon punto e dovrebbe essere completato entro la fine dell’anno. Una altro problema è il vuoto. Per funzionare il canale dove passano le particelle deve essere tenuto sotto vuoto spinto e questa esplosione ha sparato detriti nel canale per centinaia di metri. La zona “contaminata” è stata delimitata e si sta procedendo a ripulire il tutto e a ricreare le opportune condizioni di vuoto.

Per prevenire che incidenti del genere possano ricapitare i tecnici di LHC stanno installando un gran numero di valvole di sfogo addizionali. Tuttavia questo potrebbe non bastare. Una volta che viene individuato un fenomeno di quenching il sistema richiede più o meno 100 secondi prima di poter togliere completamente la corrente dai magneti che hanno problemi (queste cose vanno fatte con gradualità per evitare danni maggiori), un tempo decisamente troppo lungo. L’unico modo di evitare che queste cose accadano è individuare un fenomeno di quenching “prima” che accada. Per fare questo si stanno installando una gran quantità (160 Km di cablaggi) di detector che possano dare l’allarme appena una qualche anomalia inizia a presentarsi.

LHC è una macchina complicatissima e, allo stesso tempo, delicatissima. Per questo l’insorgere di problemi non è niente di inatteso. Tuttavia già così come siamo il tutto non potrà essere riacceso prima di febbraio e non si sarà pronti ad andare su in potenza prima di giugno. Un altro evento catastrofico del genere potrebbe portare a ritardi ancora più lunghi e a qualche testa che cade nelle alte sfere del progetto.

per saperne di più:

Monty Python su YouTube by

15 Dic
2008

Trovare su YouTube i video dei Monty Python non è mai stato difficile. Non ho mai fatto la prova ma penso che cercando un po’ si trovi tutto il Flying Circus. Tuttavia la notizia che i MontyPython stessi abbiano deciso di creare un loro canale su YouTube e di metterci i loro video non può che farmi piacere.

Ancora il canale non è molto fornito (una ventina di clip, qualche intervista ed un video d’epoca) ma la speranza è che diventi presto un punto di riferimento per tutti i fan.

  • More
  • Commenti disabilitati su Monty Python su YouTube

Quelli di voi che passano una quantità significativa del proprio tempo a girare per la rete saranno già informatissimi sull’argomento. Ne ha parlato Beppe Grillo, Paolo Attivissimo, Dario Bressanini e (plausibilmente) molti altri. Per chi non conoscesse la questione ne faccio un brevissimo riassunto:

Una ditta svizzera di nome Emker ha recentemente introdotto sul mercato un prodotto chiamato Biowashball, una pallina verde da mettere in lavatrice al posto del detersivo , che promette di rendere il bucato lindo e pulito come e meglio del vostro detersivo tradizionale (e il tutto senza inquinare minimamente). La spiegazione del funzionamento di questo prodigio della tecnologia moderna è piuttosto fumoso ma in rete si trova una gran quantità di persone disposte a giurare che funziona benissimo.

Francamente in questo momento non mi interessa discutere meriti e demeriti  della Biowashball (anche se ho le idee abbastanza chiare inproposito) quanto notare come chi ne parla possa essere grossolanamente diviso in tre categorie e come queste tre categorie compaiano puntualmente tutte le volte che si discute di argomenti tecnico-scientifici.

  • Il credente: Per definizione il credente ci crede. Il credente non è un gonzo da quattro soldi che abbocca alla prima idiozia che gli capita sotto mano ma una persona informata ed attenta. Nel corso delle sue accurate ricerche ha trovato una serie di fonti di informazioni che, per un motivo o per un altro, ha identificato come affidabili e, da quel momento in poi, ha smesso di preoccuparsi di controllare la veridicità di ciò che gli viene detto. Se una fonte è affidabile perché dubitare? Dopo tutto la fonte affidabile (che può essere tanto Beppe Grillo quanto Travaglio quanto Richard Stallman quanto Silvio Berlusconi quanto il Cardinal Bagnasco, i credenti esistono di ogni fede politica, di ogni religione e di ogni filosofia di vita) è per sua natura qualcuno a cui si può credere. La fonte affidabile è qualcuno che ha dedicato la sua vita a queste cose, che ne sa mille e mille volte più di noi (e più di chiunque altro) e che ha il compito di sollevarci dal gravoso compito di doverci occupare anche di quell’argomento. Dopo tutto siamo persone impegnate e non possiamo approfondire tutto. Basta scegliersi con cura la fonte e affidarcisi anima e corpo. E il credente sceglie “sempre” con cura la propria fonte. Per definizione. Chiedere al credente di portare prove a favore della tesi sostenuta (che non sia l’ipse dixit della fonte affidabile di turno) è poco meno di un insulto. Una volta che la fonte affidabile ha parlato quello che è stato detto è vangelo ed il vangelo non si mette in dubbio. Semmai sta ai miscredenti che mettono in dubbio le parole della fonte affidabile produrre prove inconfutabili della falsità di quello che il credente sostiene, non il contrario.
  • Lo scienziato:  Lo scienziato non ha bisogno di credere. Lo scienziato SA. Il metodo scientifico funziona ed ha portato alla rivoluzione tecnologica che è la base della nostra civiltà. Quindi chiunque proceda senza applicare alla lettera il metodo scientifico è destinato al fallimento. Per sua natura lo scienziato ha una lunga esperienza e formazione nell’applicazione del metodo scientifico ai più disparati ambiti; ne è, se vogliamo, il suo “sacerdote”. In quanto tale lo scienziato si sente in diritto di pontificare su qualsivoglia argomento (anche su cose che esulano in maniera completa dall’argomento in cui è specializzato) con la totale e assoluta sicurezza di essere nel giusto. Lo scienziato ha studiato per lunghissimi anni il funzionamento dell’universo ed è quindi in possesso degli strumenti per decidere. In particolare lo scienziato è un cane da tartufi quando si tratta di scovare technobabble nelle parole dei “credenti” (per i quali nutre un profondo disprezzo). La presenza di anche solo mezza parola di technobabble è, per il vero scienziato, indice sicuro di non-scientificità e quindi di sicura falsità. Qualunque errore o semplificazione nell’esposizione di un concetto scientifico è inaccettabile e prova indiscutibile della falsità di tutta l’argomentazione. Chiedere ad uno scienziato di portare prove provate a sostegno della tesi sostenuta (o, analogamente, della falsità della tesi sostenuta dal credente di turno) è poco meno che un insulto. Lo scienziato SA che quello che dice è vero, non ha bisogno di argomentare con forme di vita inferiori. Se tutto va bene una richiesta di una qualche prova porterà al consiglio di leggersi questo o quel capitolo del Landau-Lifshitz e con questo lo scienziato chiuderà definitivamente la discussione.
  • Il pragmatico: Il pragmatico vive al di sopra delle parti. Che senso ha portare avanti infinite e sterili discussioni su chi ha ragione e chi torto quando è chiaro e lampante che nessuno riuscirà mai a convincere l’altro? Alla fin fine che male fa se ciascuno rimane della propria idea? Tu sei convinto nel profondo che la Biowashball funzioni, lui è convinto che sia un’idiozia profonda e niente e nessuno riuscirà mai a farvi cambiare idea. Quindi potete anche smettere di discutere e tenervi ciascuno la vostra idea rispettando l’altro e le sue convinzioni. Il pragmatico è maestro nell’arte di sollevare un mormorio di approvazione da tutti i pragmatici presenti in sala e da tutti quelli che, non avendo un’idea propria, sono ben contenti di poter passare come intelligenti fingendosi pragmatici essi stessi. Il vero pragmatico non prende mai le parti i qualcuno; egli disprezza in egual modo credenti e scienziati per la loro incapacità di accettare che qualcuno abbia un’idea diversa dalla loro. Ancora meglio: il vero pragmatico disprezza chiunque abbia un’idea, qualunque essa sia. Perché avere un’idea vuole automaticamente dire essere in disaccordo con qualcun altro. In realtà i veri pragmatici sono rarissimi. La stragrande maggioranza sono dei falsi pragmatici che nascondono la loro assoluta mancanza di idee dietro il loro essere super-partes o dei “pragmatici occasionali” che fingono di essere al di sopra delle parti solo per non restare invischiati in argomenti spinosi.

Giusto per chiarezza verso chi non mi conoscesse (c’è qualcuno che legge questo blog e non mi conosce?): per formazione, filosofia e natura io sono uno scienziato fin nel midollo e quindi sono pronto a difendere fino alla morte la superiorità del metodo scientifico e l’inconsistenza dell’approccio di credenti e pragmatici.

Prova provata del mio essere “scienziato” sia il fatto che ho passato una frasione consistente della mia mattinata a scrivere questo post, dove pontifico in lungo ed in largo su argomenti non di mia competenza.

La dichiarazione completa di IWF disponibile qui.
Le motivazioni della rimozione sono

[..] in light of the length of time the image has existed and its wide availability, the decision has been taken to remove this webpage from our list.

e

IWF’s overriding objective is to minimise the availability of indecent images of children on the internet, however, on this occasion our efforts have had the opposite effect.

Interessante anche come intendono procedere:

Any further reported instances of this image which are hosted abroad, will not be added to the list. Any further reported instances of this image which are hosted in the UK will be assessed in line with IWF procedures.

Infine:

We regret the unintended consequences for Wikipedia and its users. Wikipedia have been informed of the outcome of this procedure and IWF Board’s subsequent decision.

Mi piacerebbe poter concludere in maniera shakespeariana (tutto è bene quel che finisce bene), ma gli interrogativi che questa vicenda ha aperto (almeno nella mia testa) non hanno ancora trovato risposta. Non so se sedermi qui e invocare il ritorno del buon senso, oppure se poiché non sono un genitore non posso cogliere appieno certe paure e ringraziare l’esistenza dell’IWF e di chi fa lavori analoghi, oppure dovrei semplicemente invocare una legislazione di internet e sperare che funzioni nel bene e nel male (sterminando il male e proteggendo il bene), oppure.

L’esperienza di ieri di seguire in continuo tramite le mail che mi arrivano e i Google Alert quel che accade oltre Manica, nonché riflettere a voce alta sulla vicenda mi è piaciuto e provo a riproporlo oggi, sperando di non ripetermi.

Nella stampa nostrana, il Corriere tiene in homepage un breve rimando (La stretta sul web – Wikipedia censurata per copertina hard degli Scorpions: polemiche) all’articolo pubblicato ieri, Repubblica tace, Punto Informatico scrive “Wikipedia: quel nudo non si tocca“. La notizia appare anche su it.wikinews.

Qui si trova un interessante diagramma a blocchi che spiega come funziona la blacklist e il filtro degli indirizzi.

Jimbo si è lasciato intervistare ieri da Channel 4, affermando che

My first thoughts when I was told that the Internet Watch Foundation had blocked the Wikipedia page was that we should take them to court.

In questo momento (h.15:25) né amazon.com né amazon.co.uk mostrano l’immagine incriminata.

A quanto pare non sono l’unica ad essere shockata da come si muove un paese “occidentale”:

[..] the IWF’s blacklist raises free speech concerns in the UK – with some going so far as to compare the system with the China’s nationwide firewall.

“I had no idea until now that like China, we too have built a great firewall – only we keep quiet about ours,” writes user Hahnchen. “This is the first I’ve come across UK wide internet censorship, and I’m shocked.”

da Dailytech

Un bell’articolo che pone quesiti interessanti, viene pubblicato oggi dall’Independent: The Big Question: What does censoring Wikipedia tell us about the way the internet is policed?

@update:l’IWF ci ripensa? Forse, secondo il Guardian.

@update: l’IWF ha tolto il link dalla blacklist!

Quasi troppo grossa per sembrare vera..
La IWF (Internet Watch Foundation) ha blacklistato una pagina di en.wiki bloccando di fatto l’accesso ad essa a circa il 95% dei navigatori britannici, perché la blacklist viene adottata “automaticamente” da quasi tutti gli ISP del Regno Unito. Effetto collaterale del blocco è l’impossibilità di editare su pedia:

Normally, the IWF blacklist would have the effect of making it impossible for UK internet users to view the page in question. However, in the case of Wikipedia, the block has had the additional -and extremely damaging- side effect of disenfranchising UK-based Wikipedia editors, by making it impossible for them to edit the encyclopedia. Here’s how that happened: Once Wikipedia was added to the IWF blacklist, access to Wikipedia through participating UK-based ISPs began being routed through a transparent proxy server, which means that different internet users in the UK could then no longer be distinguished from each other by IP address. (They all appear, to a site like Wikipedia, to be the same person.) As a consequence of all UK visitors now appearing indistinguishable to Wikipedia, Wikipedia’s protective mechanisms against abusive editing are inevitably triggered, and all UK visitors from blacklist-affected ISPs are indiscriminately unable to edit Wikipedia.

(dalle FAQ di WMF, v. oltre)

# ISP issue: Several ISPs are using proxies that route all Wikimedia traffic through a single IP address. This makes it much more difficult for Wikipedia to administer the website, because thousands of users are all sharing the same identifier. Because of this and a small number of vandals amongst the thousands, these IP addresses are blocked from editing anonymously. This harms both the project itself and UK users’ experience of it.
# ISP issue: At least some of the proxying ISPs (TalkTalk, Virgin Media/Tesco, Be/O2/Telefonica) do not add X-Forwarded-For headers to their HTTP requests. This effectively anonymizes all the remaining requests to Wikipedia, making it more difficult to handle any other case of illegal activity from an anonymous contributor behind the proxy.

(dalla miscellanea su en.wiki, v. oltre)

Il motivo è molto discutibile: l’immagine dell’album Virgin Killer degli Scorpions è pedopornografica perché mostra una bambina nuda. L’immagine è del 1976 e da allora fa scalpore, ma soprattutto quella pagina è online almeno dal 3 luglio 2005.

In Italia la notizia per ora è arrivata solo su Quotidiano.net (il Resto del Carlino, Nazione, il Giorno) che probabilmente teme la censura nostrana, perché riporta l’immagine pixelizzata e Download blog.

Qui il comunicato stampa di WMF e le FAQ, e un’intervista del press contact inglese; su en.wikinews lo special report con l’intera vicenda (mentre it.wikinews tace).

@update: ci è arrivato anche il Corriere, con un titolo assolutamente fuorviante (Wikipedia censura la copertina degli Scorpions), corretto dopo che ho scritto alla redazione in un più consono “Wikipedia censurata per la copertina degli Scorpions”-
Qui una miscellanea di informazioni su en.wiki.

@update: la notizia è appena passa in tv su TGcom.

@update: Attenzione, Wikipedia è recidiva! La foto di Nick Ut ha vinto un Pulitzer ed è stata pubblicata dalla Associated Press.. (su segnalazione di Jollyroger)

@update: nel comunicato stampa il General Counsel di Wikimedia, Mike Godwin affermava:

We believe it’s worth noting that the image is currently visible on Amazon, where the album can be freely purchased by UK residents. It is available on thousands of websites that are accessible to the UK public.

secondo il Guardian Amazon è probabilmente il prossimo sito a finire in blacklist.

@update: il post sul blog dell’Open Rights Group (una organizzazione britannica il cui scopo è preservare i diritti e le libertà digitali) oltre a riassumere degnamente la vicenda, pone degli interrogativi interessanti (è un problema di processo dell’IWF? degli ISP che adottano ciecamente la blacklist? o è un problema più grosso di censura?)

@update: su Anorak la top20 dei bambini sulle copertine degli album musicali

In honour of the Wikipedia album cover ban – The Scorpions album cover (Page 14) has been purged from the UK’s internets – Anorak has compiled the 20 Best Children On Album Covers Of All Time. None have been banned. Some should just never have happened

La chiesa del no by

5 Dic
2008

1 dicembre 2008 : Il Vaticano dice no alla depenalizzazione dell’omosessualità (ovvero impedire che gli omosessuali vengano imprigionati, condannati a morte o semplicemente fatti oggetto di discriminazioni istituzionalizzate solo perché tali) perché teme che questo potrebbe indurre una certa apertura verso i matrimoni fra persone dello stesso sesso.

2 dicembre 2008 :  Il Vaticano dice no alla convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità perché ritiene inaccettabile che una convenzione che ha come unico scopo la difesa della dignità e dei diritti dei disabili non contenga un divieto esplicito ed assoluto dell’aborto.

4 dicembre 2008 : Il Vaticano dice no alla possibilità di matrimoni misti fra cattolici e musulmani perché ritiene che spesso falliscano (come se invece quelli fra cattolici non fallissero mai).

5 dicembre 2008 : Il Vaticano dice no ai tagli alla scuola privata (immagino che i tagli alla scuola pubblica gli andassero benissimo).

(continua? )

L’Italia è notoriamente un paese povero di risorse naturali. Di petrolio ne abbiamo poche gocce, di metano quantità insufficiente di carbone non molto ecc ecc. Se non vogliamo essere schiavi delle ubbie dei “paesi produttori” sarà bene che ci organizziamo.

Per evitare di passare inverni freddi e con le industrie chiuse sono state proposte tre strade: diversificare le fonti di approvvigionamento, tornare al nucleare o incentivare il risparmio energetico e la produzione di energie da fonti rinnovabili.  Vediamo di analizzarle un attimo sfruttando solo il buon senso.

Diversificare le fonti di approvvigionamento: gli oleodotti ed i gasdotti hanno il brutto vizio di attraversare un gran numero di stati scarsamente stabili da un punto di vista politico. Per evitare che un’improvvisa crisi politica ci lasci tutti a secco è stato da più parti proposto di approvvigionarsi via mare. Per il petrolio tutto bene ma per il metano c’è bisogno di un rigassificatore che riporti allo stato gassoso (e quindi utilizzabile) il metano liquido che ci arriva sulle navi metaniere. La tecnologia per fare i rigassificatori c’è. Quella per fare dei rigassificatori sicuri anche. Il problema è che non riuscirete mai convincere qualcuno a farsi costruire un rigassificatore vicino a casa. Banalmente la gente non si fida che le cose vengano fatte nel modo corretto, che non si realizzi un impianto pericoloso per risparmiare qualcosa o che qualcuno non cerchi di arricchircisi a spese di chi vive o lavora nei dintorni. È successo troppe volte per fidarsi. A questo dobbiamo aggiungerci che, per un sindaco, è molto più facile e redditizio (dal punto di vista pubblicitario-elettorale) gridare a gra voce contro lo scempio della fauna/flora/opaesaggio che sbattersi perché le cose vengano fattea modino. Il risultato finale è che probabilmente costruiremo i nostri rigassificatori in Albania e poi costruiremo un gasdotto che ci porti il gas fin qui. Certo, costerà millemila volte di più e sarà millemila volte meno sicuro (e se l’Albania decide che ha bisogno di quel metano e chiude i rubinetti?) ma vuoi mettere che soddisfazione sapare che se, puta caso, un rigassificatore esplode ucciderà degli albanesi invece che degli italiani? C’è da andarne fieri.

Tornare al nucleare: vediamo di sfatare un mito piuttosto persistente: “in Italia NON è vietato costruire centrali nucleari” nei referendum del 1987 non c’è traccia di una cosa del genere. Tutto quello che facevano i referendum era impedire che una centrale nucleare potesse essere costruita in un dato comune senza l’approvazione dello stesso, impedire che un comune venisse pagato per accettare una centrale nucleare sul proprio territorio ed impedire all’ENEL di andare a costruire le proprie centrali nucleari all’estero. Fine. Nessun divieto di costruire centrali nucleari sul suolo italiano. Certo, ora bisogna convincere le popolazioni locali a farsi fare una centrale nucleare sotto casa. Potrà essere difficile quanto volete (personalmente ritengo sia impossibile) ma non c’è bisogno di cambiare alcuna legge per farlo. Certo, si potrebbe cambiare la legge per permettere al governo di decidere senza possibilità di appello che una data entrale nucleare va costruita in un dato posto. Glielo dite voi alla Lega che si stanno dicendo favorevoli ad una legge che permette di scavalcare le comunità locali per fargli una centrale nucleare in casa?

Incentivare il risparmio energetico e la produzione di energie da fonti rinnovabili: pare che l’incentivazione del risparmio energetico non sia una gran priorità. Anche la produzione a livello locale di energia da fonti rinnovabili rientra nel solito decreto. Se ne deduce che sta al buon cuore del privato cittadino decidere se fare o meno dei lavori per limitare il fabbisogno energetico del nostro paese. Lasciamo perdere. A livello centrale quello che si potrebbe fare sono delle centrali energetiche a fonti rinnovabili che permettano di produrre in casa almeno una piccola percentuale del nostro fabbisogno. In realtà qualcosa già c’è e sono le centrali idroelettriche (anche se non mi risulta che, almeno da quando sono nato, qualcuno ci si sia seriamente dedicato. Le altre due fonti rinnovabili che non ci mancherebbero sono il sole (e quindi solare termico e fotovoltaico) ed il vento (e quini le centrali eoliche). Qualcuno ha per caso visto delle centrali (non sperimentali) che usino queste due fonti inesauribili di energia? Che io sappia qualche tentativo di realizzare centrali eoliche è stato fatto ma sono state avversate perché pare che deturpino il paesaggio. A parte che a me quelle grosse pale che ruotano placidamente piacciono (mi ricordano i mulini a vento) ma siamo proprio sicuri che una centrale eolica sia più brutta dei tralicci dell’alta tensione o delle antenne dei cellulari con i quali conviviamo senza battere ciglio?

Insomma, alla fin fine il vero ostacolo al superamento (o almeno al ridimensionamento) del problema energetico non è tecnologico, è psicologico. Nessuno vuole che queste cose vengano fatte dove abita lui. Ovunque ma non qui! Insomma, non nel mio cortile. Grazie.

top