Mi pinga Andrea su Skype, alle prese con un problema: come faccio a sapere quanti sono il numero dei blog umanistici esistenti? Non gli serve una stima precisa, ma almeno capire qual è l’ordine di grandezza di cui parliamo. Technorati e Blogbabel vengono scartati subito.
Io non so bene cos’è un blog umanistico e quindi glielo chiedo: “blog dedicati alle scienze umane”. Penso ai blog che frequento e rimango ancora perplessa.. se cercassimo i post usando i tag, forse qualche dato lo ricaveremmo.. ma i blog? Non sempre i blog sono dichiaratamente tematici..

Siccome non ne siamo usciti vivi, ho pensato di scrivere un post e vedere se qualcuno ci suggerisce una soluzione brillante al problema :-)))))

Domani a Vicenza prende il via il primo Festival delle libertà digitali, organizzato niente popò di meno che da Wikimedia Italia e dal LUG di Vicenza.

Domani pomeriggio si tiene la conferenza “Dalle biblioteche pubbliche a Internet: come cambia la conoscenza con le nuove tecnologie digitali” (con il prof. Paolo Vidali della Biblioteca Civica Bertoliana).

Venerdì c’è la tavola rotonda “La riforma del diritto d’autore nell’era dei nuovi media” (con Simone Aliprandi di Copyleft Italia, Marco Calvo di Liber Liber, l’avv. Andrea Sirotti Gaudenzi, l’artista Elena Rossi, Luca Sileni di Wikimedia Italia, Alessandro Simonetto di OnClassical, Paolo Troncon direttore del Conservatorio di Vicenza, moderati da Flavia Marzano, presidente di UnaRete) e alla sera tutti a teatro con “L’origine del male” di Christian Biasco.

Sabato Wikimedia Italia è in piazza dei Signori tutto il giorno e nel tardo pomeriggio ci sarà la premiazione del premio Wikimedia Italia 2009..

..in calendario altre cose che sto sicuramente dimenticando 🙂

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La novità della rete di questo fine settimana parrebbe essere il nuovo WolframAlpha. La Wolfram è una compagnia di software famosa per l’ottimo (e costosissimo) Mathematica (un software di calcolo simbolico) e per il suo ScienceWorld (una serie di enciclopedie on-line di stampo scientifico di cui fa parte anche MathWorld) che ha deciso di lanciarsi in un progetto che definire ambizioso è un tantinello riduttivo: creare un motore di ricerca che non si limiti a riportare i link a tutti i siti in cui sono citate una o più parole fra quelle che avete scritto, ma che intepreti la domanda, la capisca e tiri fuori direttamente la risposta.

Un motore di ricerca tradizionale (Google, Yahoo, Ask ecc) se scrivete “suonare il piano” cerca tutte le pagine su internet che contengono le parole “suonare” e/o “piano” (gli articoli non vengono considerati) e ve le riporta in un ordine di plausibilità: prima le pagine che contengono entrambi i termini, poi quelle che ne contengono solo uno. Un motore di ricerca semantico cerca di interpretare e capisce che “suonare” è un’azione e che “piano” può stare per lo strumento pianoforte o per un aggettivo sinonimo di “lentamente”. A questo punto cerca tutte le pagine su internet dove la parole “suonare” sia taggata come azione, dove compaiano parole taggate come strumenti musicali o dove si parli di lentezza e ve le riporta in un ordine di plausibilità. L’approccio di WolframAlpha punta ad andare oltre: non solo cerca di interpretare la nostra domanda ma cerca anche di darci la risposta estraendola da una sua banca dati interna (quindi niente ricerche nella rete).

Questo approccio può ovviamente funzionare quando si chiedono informazioni più o meno precise (ad esempio qual è la capitale della Francia) e malissimo se si cercano informazioni generiche. In più il fatto che la ricerca avvenga solo all’interno di un database interno assicura una certa plausibilità delle risposte ma limita lo spettro delle domande possibili solo agli argomenti che i tecnici della Wolfram hanno già inserito. Insomma, WolframAlpha non fa concorrenza a Google, è uno strumento diverso che usa un approccio diverso per uno scopo diverso. Più che altro (e con mio stupore non ho trovato nessuno che facesse questo parallelo) potrebbe fare concorrenza a Wikipedia. Infatti l’uso tipico di entrambi i siti è quello di cercare rapidamente delle informazioni (predigerite e, possibilmente, affidabili) su un dato argomento e, in entrambi i casi, le informazioni non sono già lì ma devono essere inserite da qualcuno (non a caso la completezza di WolframAlpha ricorda un po’ quella di Wikipedia delle origini). Se cerco la data di nascita di Toscanini la trovo in pochi secondi con entrambi gli strumenti e la stessa cosa se cerco la massa del neutrino. Tuttavia non è strettamente necessario che parta una guerra fra Wikipedia e Alpha: i due non solo possono convivere tranquillamente ma potrebbero anche trarre giovamento l’uno dall’altro. Infatti, rispetto a Wikipedia, Alpha è molto più orientato alla presentazione di dati nudi e crudi: nessuna spiegazione, nessun commento, nessuna contestualizzazione, solo informazioni allo stato più grezzo. In più è bene notare che, in aggiunta alle proprie risposte, Alpha propone sempre (nella barra laterale) anche due o tre pagine internet plausibilmente correlate all’argomento e, non per caso, spessissimo queste sono voci di Wikipedia. Wikipedia potrebbe quindi sfruttare Alpha come una fonte (secondaria ma autorevole) per avere dati dinamici e aggiornati (ad esempio la popolazione della Spagna o l’andamento della temperatura a Milano), dall’altro lato WolframAlpha trova in Wikipedia un naturale complemento e luogo di approfondimento per le proprie risposte.

Ora vedremo solo se i boss dai due lati decideranno di parlarsi o se faranno finta di ignorarsi a vicenda.

N.B. WolfraAlpha è (per adesso) solo in inglese. Se volete sapere il PIL italiano dovete chiedere “GDP Italy” e non “PIL Italia”.

N.B.2 I tecnici della Wolfram sono un po’ nerd e quindi hanno anche inserito alcune risposte spiritose (spiritose per un nerd, si intende). Qualche esempio lo trovate qui.

Questo blog non è il muro del pianto di chi ha problemi su/con/verso Wikipedia.
Se pensi di essere stato maltrattato su Wikipedia, se ce l’hai con me perché ti ho cancellato una pagina, non ho speso una parola in tuo favore quando sei stato bloccato/bannato, ecc. questo non è il posto dove venire a lamentarti.
C’è la mailing list di Wikipedia, c’è otrs, c’è la mia pagina di discussione su Wikipedia.
Qui no.

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Corsi e ricorsi by

16 Mag
2009

Una notizia fresca fresca che non c’è nelle homepages delle edizioni on line di Repubblica e Corriere. Per lo meno, non ancora.

Stando a quanto riferito da L’Unità (che, per quanto quotidiano di parte, sempre giornale è), Clemente Mastella è stato nuovamente rinviato a giudizio insieme alla consorte (Presidente del Consiglio Regionale campano) per illeciti nell’assegnazione di appalti.

Per qualcosa di simile (fu coinvolto anche nell’inchiesta Why Not – motivi similari, in pratica), l’anno scorso fu causa della caduta del Governo Prodi. Lasciò la carica di Ministro della Giustizia e, per la mancanza di solidarietà del centro-sinistra – a suo dire – , abbandonò la maggioranza dell’epoca (accusando proprio la magistratura di complotti contro la sua famiglia). Alcuni membri dell’UDEUR, quindi, votarono la sfiducia e furono determinanti per lo scioglimento dell’esecutivo.

Dopo le dimissioni di Prodi, Mastella fu al centro di una specie di campagna acquisti. Tuttavia, preferì dedicarsi ad attività più leggere come commentare le partite del Napoli a Quelli che… il calcio insieme alle gemelle De Vivo, già naufraghe dell’Isola dei Famosi e note berlusconiane.

Poi il ritorno al PdL (era stato Ministro del Lavoro sotto Berlusconi). Dopotutto è stato tra Camera e Senato ininterrottamente per 32 anni. Dopo un anno sabbatico si può pensare anche a nuove esperienze. Perché non tentare la corsa in Europa? E, in effetti, quello che i detrattori chiamano “Ceppalonico”, viste le origini beneventane, si è candidato all’Europarlamento nella circoscrizione meridionale. Quindi una nuova grana per il politico e la sua famiglia in tempi di elezioni.

Chissà se ora si ritirerà nuovamente dalle competizioni. Come ha già fatto oltre un anno fa. A proposito di questo coinvolgimento, comunque, L’Unità non scrive del periodo a cui risalirebbero i fatti.

Se prima del 2006, potrebbe usufruire dell’indulto…

Aggiornamento: Qualcuno si ricorderà di Daniela Martani. La hostess e concorrente di reality, amante della politica e del teatro, ha deciso di adire alle autorità competenti contro i gruppi che la prenderebbero in giro su Facebook. Il peso della popolarità…

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Amore ti odio by

15 Mag
2009

Mi hanno sempre insegnato (e ho sempre creduto) che la politica, prima di tutto, fosse costituita, nelle sue sfaccettature, dagli ideali condivisi fra più persone, utili a conseguire un interesse generale.

Come il comunismo – nella sua concezione più pura – riassumeva la comunanza dei mezzi di produzione, per organizzare insieme il lavoro, così il nazionalismo era alle basi del fascismo più genuino. In Italia la Democrazia Cristiana raccoglieva consensi nella concezione cattolica delle famiglie. Sono solo alcuni esempi delle innumerevoli dottrine. Peccato che la ricerca del pensiero comune tra più persone sia andata persa con il tempo. In proposito, qualcuno non sa che ideale, amicizia, interesse pubblico e interesse privato sono fattispecie nettamente distinte e separate.

Se prima De Gasperi, Nenni, Di Vittorio non avrebbero mai cambiato sponda, salendo comodamente sui carri dei vincitori, fieri ed orgogliosi com’erano del proprio simbolo, ora sovente capita di vedere un politico passare da una parte all’altra della barricata. Bastano disaccordi interni con il segretariato o con le scelte strategiche affinché un onorevole possa ritrovarsi inopinatamente a sostenere quelle espressioni che il giorno prima contestava aspramente.

Anche per questo ora la vecchia DC è smembrata in decine di liste (non è un’esagerazione) e molti dei suoi membri storici (reduci degli anni ’80) sono entrati nei due blocchi di PD e PdL. Il primo raccoglie parte di quello che una volta era il PCI, unito ad un’ala democristiana: un compromesso storico (surrogato), nato “appena” 30 anni dopo Aldo Moro; il secondo è frutto della fusione in particolare delle esperienze di Alleanza Nazionale (il gruppo più moderato del Movimento Sociale Italiano) e di Forza Italia (nato grazie a Silvio Berlusconi poco dopo “Mani Pulite”, che ha raccolto, sotto l’egida del liberismo, anche i petali che stavano cadendo dal biancofiore e dal garofano, simboli di quei partiti funestati da Tangentopoli).

Ciò dimostra che, con l’evolversi della società, i nuovi diritti possono dar luogo a nuove entità. Come se costituire correnti interne ai partiti fosse un tabu. L’importante è che non si esageri… ah, dannate utopie: il solo PD ne accoglie una dozzina!

Dopo aver ammorbato con pillole soporifere di storia, torno sull’argomento. Si può notare come alcune volte qualcuno possa modificare la propria opinione nel partito, senza cambiare quindi schieramenti, sfruttando il pensiero politico a seconda delle circostanze. Un paio di frasi: «dobbiamo riscattare la nostra immagine e dobbiamo fare tutto ciò che le nostre pos­sibilità ci consentono, non so­lo con il nostro esercito per pro­teggere gli aiuti, ma dobbiamo essere tutti noi generosi. […] So che nessuno può fermare navi civili in ac­que non territoriali, non è pre­visto assolutamente un diritto di questo genere da parte di nessuno Stato. Se avessi senti­to parlare di blocco navale, avrei subito drizzato le anten­ne». Parlava tra le lacrime, mentre veniva dato soccorso agli albanesi lungo le coste adriatiche.

Oggi, a distanza di 12 anni, lo stesso uomo, ancora forte delle proprie idee del partito di cui da allora è parte, dice: «Non apriremo le porte a tutti […] Un’idea di società multietnica: la nostra idea non è così, è quella di accogliere solo chi ha le condizioni per ottenere l’asilo politico […] è chiaro che in mare dobbiamo dare assistenza, ma noi siamo in linea con le disposizioni europee». Probabilmente è la dimostrazione del principio freudiano per cui solo gli stupidi non cambierebbero idea (con la variabile delle concezioni soggettive). La ricerca è di Gian Antonio Stella, ma il “proprietario” delle frasi è (inutile scriverlo) Silvio Berlusconi.

Altro esempio clamoroso. Se proprio in tema di immigrazione, a livello nazionale, si scontrano Lega e PD, a Recoaro si ha una singolare alleanza tra questi due partiti. In pratica, chi combatte per la difesa dei diritti costituzionali va a fondersi (quindi non si coalizza semplicemente) con coloro che per anni hanno incitato alla secessione e alla difesa delle proprie origini settentrionali.

Forse questo post è inutile. Qualcuno ha la mia stessa idea?

Aggiornamento: Si è spenta Susanna Agnelli.

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Refusi (parte II) by

14 Mag
2009

Una “brevissima”.

È uscito il nuovo libro di Mario Giordano, edito da Mondadori, dal titolo “Cinque in condotta“. 224 pagine che riassumono alcune “bestialità e fregnacce” raccolte nelle scuole italiane: dalla “circoncisione dell’Africa di Vasco da Gama” al romanzo “Ventimila leghe e i sette nani”. Non ho letto l’opera, ma il catalogare i giapponesi come “musi gialli” sicuramente non era contemplato tra gli errori…

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Equazioni per tutti by

14 Mag
2009

Su Matem@ticaMente (che, tra le altre, ospita il carnevale della matematica di questo mese) scopro, e volentieri divulgo, un fantastico tool per scrivere equazioni. Il nome forse non è dei più azzeccati in quanto omonimo del raccapricciante Equation Editor di presente nei programmi della suite di Office, col quale scrivere un’equazione un minimo complessa in modo appena leggibile è una fatica degna di Sisifo. A parte il nome però i punti di contatto col software Microsoft sono (fortunatamente) pochini: si tratta infatti di un interprete LaTeX web-based; voi scrivete il codice in una finestra e lui, subito sotto, vi fa comparire l’equazione sotto forma di una immagine che potete scaricare in locale nel formato e con la risoluzione che preferite. Una volta che avete la vostra brava equazioncina sotto forma di png, gif o quant’altro potrete copincollarla (o importarla) nel vostro editor di testi/presentazione/editor di grafica/sito web/blog.

Questo approccio permette di sfruttare tutta la potenza e la flessibilità di LaTeX ma lo scotto da pagare (rispetto, ad esempio, alla soluzione Microsoft) è che, se non lo conoscete, vi toccherà imparare un nuovo linguaggio di markup. C’è anche da dire che se avete davvero bisogno di scrivere equazioni complesse è probabile che qualcosina di LaTeX lo sappiate già.

Chiariamoci, questo equation editor non è perfetto: se l’equazione è troppo lunga (più lunga della finestra dove lui fa comparire l’immagine) questa viene spezzata e quello che avanza appare sul rigo successivo. In più non è possibile usare gli environment. D’altra parte, con mia sorpresa, ho scoperto che accetta senza problemi comandi complessi come \xymatrix e accetta, all’interno di una singola equazione, il comando \\ per il rimando a capo (anche se la & per l’allineamento fra le righe non sembra funzionare). Permette quindi di generare diagrammi di una certa complessità (inclusi molti diagrammi di Feynman) e equazioni multi-riga senza troppa fatica. Un altro non trascurabile vantaggio di questa soluzione è di essere completamente indipendente dalla piattaforma.

Se siete linuxari di ferro vi segnalo anche Ipe che, pur essendo un po’ macchinoso, mette assieme un interprete LaTeX con un programma di grafica vettoriale per realizzare diagrammi e grafici complessi . Anche InkScape permette, seppur con qualche limitazione, di inserire nei disegni equazioni scritte in LaTeX.

Edit: Pietrodn mi ricorda che per Mac esiste l’ottimo LaTeXiT.

a seguire un esempio di equazione realizzata con questo tool:


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Refusi by

13 Mag
2009

J_B segnala un comunicato stampa dell’ambasciata giapponese in Italia.

Il 30 aprile Il Giornale pubblica l’articolo dal titolo “Lambertow premiato dai giapponesi”, a firma della “redazione”. Il “Lambertow” altri non è che Lamberto Dini. Colui che nel giro di un anno è passato dal PD al PD-con-la-L grazie al LD (non è un gioco di parole, ma la pura realtà). Il già Presidente del Consiglio (post Berlusconi I) è stato premiato per “il consolidamento delle relazioni bilaterali tra Giappone e Italia impegnandosi, durante il suo mandato al ministero degli esteri, alla realizzazione di eventi culturali tra 2001-2002”. La testata di proprietà della famiglia Berlusconi, piuttosto che sottolineare la vincita del premio, preferisce ironizzare: “Tempestivi, non c’è che dire”.

Ma è la premessa al pezzo che ha dell’incredibile. È infatti scritto: “Lambertow fa incetta di consensi tra i musi gialli giapponesi.” Si può sorvolare sul “Lambertow”, che sarebbe la pronuncia del nome con l’accento nipponico, ma sarei curioso di conoscere la stimabile persona capace di estrarre una simile perla. La responsabilità è della “redazione”. E chi è il direttore della testata? Proprio lui, Mario Giordano, l’innovatore di Studio Aperto, la testata dei grandi scoop come il confronto all’americana tra i concorrenti della Talpa 3 e le irruzioni clamorose di Lucignolo.

Ora il direttore è, di fatto, responsabile della frase, stereotipata, strariciclata, ma soprattutto razzista (l’ambasciata la descrive come una “connotazione dispregiativa e molto negativa […] neppure necessaria nel contesto”). Posso comprendere che il periodo possa ispirare certe idee, ma rischiare addirittura incidenti diplomatici…

A meno che la “redazione” non abbia visto di recente Dragon, film in cui si accennava a questa scriminante. E qualche testa pensante credeva si trattasse di una locuzione comune.

Sempre quella “redazione” che, più semplicemente, potrebbe essere stata fraintesa. Forse.

E’ nato ieri e promette proprio bene: “Questo blog nasce per senso civico. Il mio.”.
Chiaraprotesta raccoglie tutto ciò che fa storcere il naso girando per Milano e pone quelle domande che tutti ci facciamo, sperando di ottenere risposta.

In bocca al lupo!

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