Luca mi segnala questo corso: ”Il Software Libero nella pubblica amministrazione – Le opportunità per gli enti e le imprese venete”, che si terrà a Feltre a partire dal 4 dicembre.
Tra i docenti c’è anche Flavia Marzano 🙂

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Sottile ironia by

2 Nov
2009

Da Augusto Marinelli, rettore uscente dell’Università di Firenze, al Coordinamento Docenti Precari Unifi:

A conclusione del mio mandato di Rettore desidero rivolgere un cordiale saluto a tutto il personale dell’ateneo, docenti e tecnici-amministrativi, ai membri degli organi di governo, di valutazione e di controllo, ai dirigenti, al direttore amministrativo, ai prorettori e ai delegati, con il più vivo ringraziamento per l’impegno profuso  in questi anni e per la collaborazione instaurata a beneficio dell’ateneo, convinto che la nostra Università ha nel suo capitale umano il patrimonio più prezioso, che permetterà di affrontare le sfide sempre nuove della qualità e del confronto internazionale.

Con viva cordialità e auguri di buon lavoro.

Augusto Marinelli

Risposta del Coordinamento Docenti Precari Unifi a Marinelli

Al rettore Augusto Marinelli

Le centinaia di docenti a contratto dell’Ateneo fiorentino La ringraziano vivamente per l’attenzione loro riservata nel Suo messaggio di saluto, nonché per l’ardita manovra, da Lei sottoscritta, che ha azzerato i fondi alla docenza a contratto in questo anno accademico, manovra che ha consentito al capitale umano costituito dai docenti esterni di poter lavorare a titolo gratuito a beneficio dell’Ateneo, dimostrando così finalmente di essere lavoratori capaci di impegnarsi senza alcun interesse venale nella sfida sempre nuova della qualità e del confronto internazionale.

Cordiali saluti

Fantastiliardi by

2 Nov
2009

Dopo la causa contro Wikimedia Italia, gli Angelucci querelano il manifesto e Repubblica.
As usual tutto quanto dovesse essere riconosciuto al gruppo come indennizzo dagli organi competenti verrà interamente devoluto in beneficenza“.

@update: vedo ora che ne parla anche .mau.

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Qualche giorno fa è uscito il n°120 di Wikizine, vediamo le notizie più interessanti:
* su AmazonAmazon Web Services (come giustamente mi segnala Simone) sono disponibili i data set in XML, utili per tutti quelli che fanno analisi sui progetti (tech blog, Amazon)
* su Commons è possibile testare la nuova funzionalità realizzata da Kaltura, abilitando il “New Media Features” (un set composto da tre tool). Info e HOWTO sul tech blog
* Usabilità: è ora disponibile in test la seconda release del progetto, Babaco (intro al progetto di usabilità, Babaco)
* Wikipedia goes mobile: tech update di ottobre
* offerte di lavoro: WMF sta cercando un CTO, un Chief Development
Officer
e Code Maintenance Engineer
* per gli appassionati di dati e trend, Erik Zachte ha pubblicato un nuovo set
* OpenMoko ha lanciato WikiReader, un lettore contenente una copia offline di tutta en.wiki immagini escluse (l’annuncio)
* l’ArbCom (la commissione che si occupava di risolvere le dispute) di de.wiki è in crisi: 7 membri su 9 si sono dimessi in blocco
* WikiTrust disponibile per demo su alcune Wikipedia (cos’è WikiTrust, l’annuncio)
Sbirciando l’ultimo numero del Wikipedia Signpost:
* provaci ancora Larry! Dopo gli esiti non troppo soddisfacenti di Citizendium, Sanger ci riprova con un altro progetto, WatchKnow, che si occupa di raccogliere, organizzare e creare video edu. Non profit, ovviamente.
* Wikia & HP insieme per stampare magazine, con info tratte dalle community ospitate su Wikia.

Infine: è disponibile una nuova skin per Wikipedia, che integra le Google Custom Search (il progetto, l’annuncio).

Ultimamente ho avuto modo di scontrarmi con l’assurda burocrazia necessaria per partecipare ad una valutazione comparativa per un posto da ricercatore in un’università italiana. Una volta terminata la preparazione dei due o tre kg di carta che dovrò spedire (le Poste ringraziano) mi è venuto il dubbio che magari, fra le pieghe delle nostre leggi qualche codicillo che prevedesse una qualche semplificazione ci fosse.

Dopo aver chiesto di qua e di là sono stato indirizzato al D.P.R 445 del 2000 che, tra le mille altre cose, parrebbe parlare anche di questo: leggo infatti all’articolo 38-1 che “Tutte le istanze e le dichiarazioni da presentare alla pubblica amministrazione o ai gestori o esercenti di pubblici servizi possono essere inviate anche per fax e via telematica” e, all’articolo 43-1, che “Le amministrazioni pubbliche e i gestori di pubblici servizi non possono richiedere atti o certificati concernenti stati, qualità personali e fatti che risultino elencati all’art. 46, che siano attestati in documenti già in loro possesso o che comunque esse stesse siano tenute a certificare. In luogo di tali atti o certificati i soggetti indicati nel presente comma sono tenuti ad acquisire d’ufficio le relative informazioni, previa indicazione, da parte dell’interessato, dell’amministrazione competente e degli elementi indispensabili per il reperimento delle informazioni o dei dati richiesti, ovvero ad accettare la dichiarazione sostitutiva prodotta dall’interessato“.

Io non sono un giurista (mai dato un esame di diritto in vita mia) ma mi par di capire che:

  1. Se alla pubblica amministrazione i documenti li invio per posta elettronica invece di farmi code chilometriche loro sarebbero obbligati ad accettarli.
  2. Se la pubblica amministrazione è già in possesso di una certa informazione non me la può richiedere un’altra volta ma se la deve far mandare dall’ufficio competente anche se questo sta a Roma.

In pratica, una volta che hanno accertato chi io sia (tramite carta di identità, codice fiscale o quant’altro ritengano necessario) non hanno più diritto di rompere. Il fatto che io sia stato esonerato dal servizio di leva è una informazione già presente al ministero della difesa, il fatto che io sia sposato è già presente all’anagrafe del comune, la planimetria di casa mia è depositata al catasto ecc. Contattare l’ufficio competente dovrebbe essere compito loro, non mio. In realtà mi è stato detto (da impiegati del comune, non da pericolosi ribelli anarcoidi) che la norma è largamente disattesa. Fatto sta però che c’è e che quindi andrebbe rispettata.

Ora, magari tutto questo non si applica alle università (io fra i “gestori di pubblici servizi” ce le metterei ma magari mi sbaglio) ma il poco che capisco è che non abbiano alcun diritto di chiedermi di spedire quintalate di carta ma dovrebbero accettare tutto per via telematica in comodi pdf. In più gran parte delle informazioni richieste sono già abbondantemente in possesso della pubblica amministrazione: chi se non il MIUR può certificare che io mi sia regolarmente lureato in Italia? Perché diamine mi chiedono di mandargli la documentazione se già lo sanno? Tra le altre cose il mio curriculum vitae è già sul sito del MIUR (è obbligatorio mettercelo quando si partecipa ai bandi per i finanziamenti) e quindi doverglielo rispedire in forma cartacea ed in duplice copia mi pare una perversione mentale non da poco.

Non è che io voglia impugnare tutti i bandi da qui all’eternità (non ho nè i soldi nè la voglia per farlo) ma il dubbio di essere fondamentalmente preso per i fondelli ce l’ho.

p.s. Qualcuno, non molto addentro alle cose universitarie, potrebbe chiedersi a quale scopo vengono chiesti quintali di fogli per iscriversi ad un concorso per ricercatore: la risposta è che se voi rendete difficile iscriversi e le regole molto rigide e cervellotiche c’è più probabilità che l’unico a iscriversi (o quasi) sia il candidato spinto da questo o quel barone. Facile no truccare i concorsi?

..and the winner is.. by

22 Ott
2009

Se ci fosse il premio per il sito meno sito dell’anno, io farei vincere Milano, design-in-the-city.
Tu clicchi, lui si apre, vedi la home, magari ti piace o magari no, ma è pulita e ordinata. Poi inizi a cliccare sul menu e scopri che non è un sito, no, è un contenitore di pdf. Gli stessi – sono pronta a scommettere – che fanno bella mostra di sé, stampati su carta spessa, all’interno della cartella stampa.

Sob!

Qualche settimana fa mi è stato chiesto di scrivere un capitolo per un e-book. Per un misunderstanding con il committente sono andata off topic.. il capitolo l’ho riscritto (e questa volta ho centrato il punto!), ma mi spiaceva buttare via la prima versione (che non ha proprio nulla a che vedere con la seconda).
L’ho ribattezzato “Wikipedia4beginners”, stampato in pdf e uploadato da qualche parte.. se a qualcuno interessa leggerlo è qui.

Taglia! by

20 Ott
2009

Io non sono un economista ma quel poco di buonsenso che mi è toccato in sorte mi dice che, in un periodo di crisi, uno dovrebbe risparmiare e rilanciare. Dato che rilanciare l’economia costa soldi il problema di bilanciare le due esigenze non è banale; per peggiorare le cose il rilancio dell’economia può essere a breve o brevissimo termine (la classica “boccata d’aria”), a medio o a lungo termine. E non è che uno possa fare una sola di queste cose o anche due: le deve fare tutte, pena la regressione.

Lavorare sul breve (e anche sul medio) termine di solito vuol dire fare leggi su industria e lavoro che eliminino gli sprechi e incentivino la creazione di nuove imprese o il miglioramento di quelle che già ci sono. Come già detto non ho i titoli per discutere questo complesso argomento (se avete dubbi chiedete agli economisti) e quindi farò finta di niente; però lavorare sul lungo termine vuol dire lavorare sulla scuola, sull’università e sulla ricerca (e di questo un po’ mi intendo). Insomma, per avere una brillante economia domani dobbiamo preparare e formare adeguatamente quelli che diventeranno tecnici, impresari, progettisti, manager e scienziati.

Prendendo in mano scuola, università e ricerca ci si trova col solito dilemma di qui sopra: bisognerebbe risparmiare ma allo stesso tempo migliorare e migliorare costa. Trovare il corretto equilibrio non è facile e nessuno possiede la formula magica che risolve tutti i problemi. Tuttavia, se è vero che non è possibile individuare è sicuramente ottima dire che alcune strategie sono sicuramente delle idiozie belle e buone non richiede di essere dei geni. Ad esempio non bisogna essere dei premi nobel per rendersi conto che il taglio indiscriminato delle risorse senza che vengano creati meccanismi meritocratici che permettano di ottenere risultati migliori (o almeno paragonabili) a costi inferiori non fa altro che peggiorare la situazione. Se io taglio con l’accetta il numero dei professori di liceo invece di tenermi quelli bravi e mandare a casa le capre non ottengo alcun vantaggio. Se io pago fior di quattrini gli stipendi di vecchi baroni universitari che hanno dato il loro ultimo contributo alla ricerca venti e più anni fa invece di selezionare i migliori fra i “giovani” (N.B. l’Italia è uno strano paese dove un prof. di 50 anni è considerato “giovane” ed un ricercatore di 40 quasi un ragazzino) e fornirgli gli strumenti per lavorare spreco soldi senza avere nulla in cambio.

Non è che i governi precedenti avessero brillato per competenza e coraggio in questo settore, tuttavia l’indirizazo preso da quello attuale sembra chiaro e porta direttamente verso il baratro. Se continua così non ci vorrà molto perché l’Italia diventi ufficialmente un paese del terzo mondo. Dopo tutto la parola d’ordine è meritocrazia tagliare!

p.s. Qualcuno mi sa dire cosa diamine è la “missione Italia in Europa e nel mondo” che è una delle poche voci che vede aumentare il proprio finanziamento?

Disclaimer 1: “Radiografie all’anima” di hermansji mi è stato regalato dall’autore in cambio di una recensione. Io mi sono riservata il diritto di decidere se pubblicarla qui o altrove.
Disclaimer 2: se il tuo genere librario è l’Iloveshopping(dellanima), meglio non leggere

Ho fatto un tragico errore quando mi sono messa a leggere questo libro: sono partita dalla prefazione.
Ad un quarto della lettura di questo “romanzo” ero assolutamente spaesata: a parte l’io dell’autore non riuscivo a trovare un filo conduttore, un ritmo, insomma mi mancava la bussola.
Mi sono fermata un paio di giorni, ho capito che “lastre” si riferiva alla radiografia (per me erano le “lastre” dell’incisore..), e ho deciso di ascoltare il libro invece che leggerlo. Cioè leggevo, ma mi limitavo a far risuonare il libro dentro, invece di pretendere di trovarne una bussola.
Poi un giorno in metropolitana mi sono detta “è un po’ come uno specchio. Uno specchio rotto. Ogni lastra ti racconta quello che vedi riflesso in un pezzetto” e all’improvviso tutto ha funzionato.
Sono tornata a leggere l’intro e ho scoperto che, in effetti, ero anche stata avvisata: “[il libro] è il frutto di una lentissima gestazione, spesso sofferta, come guardarsi attraverso i frammenti di uno specchio”.
Felice lettura!

Chiunque abbia mai avuto la ventura di scrivere in LaTeX si è prima o poi scontrato con l’enorme quantità di simboli disponibili. Certo, un essere umano medio non ha veramente bisogno di tutti i simboli possibili e qualunque editor decente presenta una o più barre dove sono riportati i principali. Tuttavia, se lo usate per sistematicamente, capiterà abbastanza presto che vi troviate a cercare un simbolo che magari scrivete in continuazione quando usate carta e penna ma che non sapete esattamente come far apparire su schermo. Facciamo un esempio: il simbolo di appartenenza ad un insieme (da non confondere con la lettera É›) è molto usato tutte le volte che si parla di matematica ma non ha un nome semplice che ne permetta la ricerca in maniera ovvia; per di più le possibili varianti delle lettera graca epsilon sono tutte leggermente differenti da quello che state cercando. Certo, esiste sempre la tecnica tanto cara agli utilizzatori di Word: prendere la lista completa di tutti i simboli possibili e scorrerla finché non si trova il simbolo giusto. Se lo fate scoprirete che il comando LaTeX per questo simbolo è \in (abbastanza intuitivo e facile da ricordare per dire la verità). Facciamo però che adesso voi vogliate usare il simbolo che indica che è l’oggetto di destra ad appartenere all’insieme di sinistra (ovvero lo stesso simbolo di prima ma rovesciato); non è un’ipotesi così peregrina. Potete sempre fare un’altra ricerca nella solita lista di tutti i simboli (e scoprire che il comando da usare è \ni) oppure potete usare Detexify.

Detexify è una carinissima utility on-line che vi permette di cercare quale sia il comando LaTeX per il simbolo che vi interessa. Basta disegnarlo (sì, disegnarlo) nel riquadro sulla sinistra dello schermo e tutta una serie di simboli che assomigliano a quello che avete disegnato voi appaiono sulla destra corredati del comando corrispondente. Non importa essere particolarmente precisi quando si disegna: a me è riuscito ad indovinare il simbolo ς  (che è una variante della sigma, non una ç) nonostante io lo avessi disegnato al contrario. A seconda dei casi il simbolo che cercate potrebbe non essere il primo dei guess ma, almeno nei tentativi che ho fatto io, si trovava sempre almeno nei primi tre. E vi assicuro che io disegno da cani (col mouse disegno da cani2). Certo il meccanismo non è ancora perfetto: ho trovato almeno un caso in cui l’utility non è riuscita a darmi il risultato giusto (ovvero \mathcal{F}) ma si tratta pur sempre di un caso isolato in mezzo ad un mare di successi.

Non ho un’idea precisa di  come sia possibile realizzare una pagina web del genere (informatici all’ascolto: voi lo sapete?) ma sicuramente il risultato è notevole.

Aggiornamento: In effetti, sul blog di Detexify, una spiegazione su come funziona c’è. Quando avrò un po’ di tempo me la leggerò.

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