Il mio alert di stasera mi segnala questo simpatico articolo del Cittadino di Monza e Brianza secondo cui il sindaco di Giussano, scocciato di vedere su Wikipedia una pornostar tra le celebrità del paese, ha preso il telefono (o l’ha fatto prendere ai suoi), contattato la redazione, sporto lamentela e, forte della sua posizione, risolto il problema.

L’ha scritto un giornale. Quindi è vero. O no?

Mi rendo conto che leggere una cronologia è un affare difficilissimo, quasi quanto scrutare in una palla di cristallo.. lasciatemi un attimo per cadere in trance e la divinerò per voi.

Ecco il colpevole dell’inserimento della pornostar, insieme ad un’altra discreta quantità di contenuti aulici (nella riga sopra si legge di un tizio “pornodivo di successo di personalita’ autoritaria con una mazza della madonna”).
Il primo giro di scemenze è stato eliminato due ore dopo, sempre da un anonimo.
La pornoattrice l’ha eliminata una settimana dopo qualcun altro (sempre anonimo).

Morale della favola? Il sindaco non ha telefonato a nessuno, perché non avrebbe saputo chi chiamare (quale redazione?!), i suoi hanno ricevuto un compito e l’hanno svolto secondo le regole di Wikipedia. La pornostar tornerà nella voce? Possibile. Dipende da quel che deciderà la comunità (che su Wikipedia ha decisamente più potere del sindaco).
E la giornalista? Ha letto troppa fantascienza secondo me..

Ti ricordo che è in corso la campagna annuale di raccolta fondi: puoi donare a Wikimedia Italia o direttamente a WMF.

Amical Viquipèdia è l’aspirante chapter catalano di Wikimedia Foundation.
“Aspirante” perché al momento è un’associazione culturale che promuove l’edizione di Wikipedia in catalano e perché i chapter sono su base territoriale, non linguistica.

Sia quel che sia, domani ad Alghero alle 17.30 si terrà una conferenza presso la sede di Ã’mnium Cultural a proposito dell’edizione in catalano di Wikipedia.

Per ulteriori info: la notizia e il sito dell’associazione.

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Wikipedia per sempre by

27 Nov
2009

Il 10 novembre è partita la campagna di raccolta fondi annuale di Wikimedia Foundation: finora sono stati raccolti 1,4 milioni di dollari (l’obiettivo è 7,5 milioni).
Il Signpost di questa settimana compara la (scorsa) settimana di donazioni nelle ultime 3 campagne, partendo da questi dati:
Fundraising comparato: 2007 (blu) - 2008 (verde) - 2009 (rosso)

<em>Fundraising comparato 2007 (blu) - 2008 (verde) - 2009 (rosso)</em>


Dopo una partenza difficile (la prima settimana), la campagna sembra procedere bene: la meta è lontana ma c’è tempo sufficiente per raggiungerla.

Puoi donare a Wikimedia Italia o direttamente a WMF.

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E’ la nius del momento, l’hanno battuta le agenzie di stampa e l’ha ripresa praticamente chiunque; i titoli si rincorrono abbastanza: Wikipedia: gli autori se ne vanno, Wikipedia abbandonata dai volontari, Wikipedia, autori scappano per troppe regole, Wikipedia, in 50mila abbandonano: regole troppo rigide , Wikipedia in difficolta, lasciano 49.000 redattori volontari, Londra: Wikipedia perde 49.000 redattori , Wikipedia – fuga di penne dall’enciclopedia gratuita più famosa, Wikipedia, altri 49mila dentro? , Wikipedia a rischio: fuga di volontari, Wikipedia perde pezzi: via 50000 collaboratori, ecc.
Io ho lasciato un paio di commenti: da Dario Salvelli che mi evocava curioso di conoscere i numeri di Wikimedia in Italia ho raccontato

I dati sugli utenti persi non ho idea di come siano stati calcolati (quando lo scopro proverò a dare dei numeri su it.wiki), per il momento posso fornire dei dati sugli utenti che si registrano: in questo momento ci sono 449.031 utenti iscritti, di cui 8150 attivi (ossia che hanno effettuato un’azione negli ultimi 30 giorni).
Per il trend di crescita: it.wiki negli ultimi 6 mesi è cresciuta stabilmente (quanto ad utenti) del 2% ogni mese. I numeri assoluti insieme a tutti i dettagli sono disponibili qui (le charts qui).
Infine, su età media e sesso, gli unici dati disponibili sono quelli presentati quest’estate da UNU MERIT (disponibili qui): la ricerca ha però un valore puramente indicativo, perché sono presenti alcune anomalie nel campione analizzato.

Sul blog di VeniceSessions ho aggiunto un paio di precisazioni

1. il rapporto riguarda unicamente en.wiki, ossia l’edizione in inglese
2. nei dati ufficiali si vede come i dati di crescita (gli unici che vengono costantemente monitorati) siano costanti da circa 6 mesi: c’è sempre un 2% di utenti nuovi
3. Wikipedia è un esperimento in corso: nessuno sa quale sia la dimensione ottimale della community, men che meno la dimensione minima sufficiente.. in ogni caso valutare il progetto solo in maniera numerica (di qualsiasi aspetto si parli) mi sembra un po’ sminuente.

Oggi esce un commento ufficiale del deputy director di Wikimedia Foundation, Erik Moeller, e di Erik Zachte, che Gianluigi ha tradotto e pubblicato al bar di Wikipedia.

Altre info
* i wikipediani hanno letto tutto e lo stanno commentando.
* la ricerca è disponibile online qui.

Ti ricordo che è in corso la campagna annuale di raccolta fondi: puoi donare a Wikimedia Italia o direttamente a WMF.

Micronews by

24 Nov
2009

Un po’ di cose che faccio/penso/m’imbatto negli ultimi giorni e magari in particolare oggi.

Sono stata a Roma, ospite di Digital PR, per la conferenza “Il nuovo potere dei consumatori sul web” dove ho parlato di Wikipedia per le aziende (qui le mie slide).

Wikimedia Italia ha da qualche ora una nuova home page. Speriamo aiuti 🙂

Nicola Mattina dice no a Internet for Peace e io mi associo.

Stamattina leggevo da Mantellini questo: mi piacerebbe rielaborare il concetto con calma (magari lo farò), ma reputo che pensare di risolvere la questione dell’obsolescenza del diritto d’autore così come lo conosciamo parlando di prezzi più ragionevoli e commisurati alla qualità del prodotto sia un po’ come rispondere alla domanda “come sta?” dicendo “piove a catinelle”.

Stasera sono stata all’Ignite night “Women in connection”. Domani carico le slide su slideshare.

Sto cercando cms open source in asp.net, hai suggerimenti?

Il lancio di Wikipedia (avvenuto, ve lo ricordo, nel 2001) è stato scelto da Webby Awards come uno dei momenti più importanti per internet nell’ultima decade (2000-2001), con la seguente motivazione:

Containing 20,000 articles in 18 languages by the end of its first year online, Wikipedia today boasts more than 14 million articles in 271 different languages. The free open-source encyclopedia epitomizes the Internet’s power to bring strangers from around the world together to collaborate on projects both big and small.

Sue Gardner, Executive Director di Wikimedia Foundation, è stata scelta come media game changer of the year dai lettori dell’Huffington Post, con la seguente motivazione:

Taking the people’s online encyclopedia to the next level. Drawing on the Wikimedia Foundation’s mission of bringing free knowledge to everybody, executive director Gardner is overseeing a strategic plan to broaden access to Wikipedia’s vast storehouse of information. Her battle plan: making Wikipedia easier to use and available to more people worldwide. Expansion takes money, but it helps to be one of the Web’s five most-trafficked sites. In the depths of the recession, the foundation raised $3 million in ten days, completely covering its 2009 operating budget.

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Aggiornamenti su LHC (3) by

20 Nov
2009

Lontano dai riflettori, senza tutto il can can mediatico che c’era stato qualche mese fa LHC sta riprendendo a funzionare. I guasti (di cui avevamo parlato estesamente qui) sono stati riparati, un nuovo sistema di sicurezza per evitare che si ripetano gli stessi problemi è stato installato, l’intero anello è stato raffreddato fino a 1.9 K, i magneti superconduttivi sono stati riaccesi ed i fasci di protoni e di ioni hanno ricominciato a girare! Nulla di eclatatnte per ora: far fare un giro completo ad un fascio di particelle non è cosa facile (bisogna mirare con precisione millimetrica su oltre 27 km) e , per ora, fanno mezzo giro. Non abbastanza per iniziare ad avere collisioni (per quello serve che ci siano due fasci che girano in direzioni opposte e entrambi devono fare almeno tutto il giro, meglio se ne fanno diversi) ma più che sufficiente per testare il buon funzionamento di tutte le apparecchiature e verificare che i giganteschi (e complessi) detector facciano il loro dovere.

Difficile dire esattamente quando inizieranno le prime collisioni ed ancora più difficile dire quando sarà possibile salire in energia (all’inizio le energie in gioco saranno relativamente basse e saliranno piano piano), soprattutto considerando che in inverno si dovrà spengere tutto per via dell’aumento del costo dell’elettricità. Tuttavia, incrociando le dita, i primi dati non dovrebbero tardare ad arrivare e, per i prossimi anni, si prennunciano grosse novità nel campo della fisica delle particelle.

Un sentito “in bocca al lupo” a tutti i fisici, ingegneri e tecnici del CERN e buon lavoro!

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Magari non hai notato quel *bellissimo* banner che campeggia sopra tutte le pagine di Wikipedia, quando l’hai aperta stamattina. O magari non ci hai clickato sopra per approfondire..
Wikimedia Foundation è una fondazione senza scopo di lucro e la maggior parte dei soldi proviene da donazioni e raccolte fondi; fa funzionare più di 300 server, necessari per il funzionamento di Wikipedia, la relativa banda, l’hosting e lo staff per la manutenzione.
Giusto per darti un’idea, quest’anno (2009/10) il bilancio preventivo è di 9.4 milioni di dollari (+1.2 milioni destinati a riserva); negli anni passati il bilancio consuntivo è stato di 5.3 milioni (2008/09), 3 milioni (2007/08), 1.4 milioni (2006/07), mezzo milione (2005/06) e 100k (2004/05). Info dettagliate sono disponibili sull’annual plan e sulle sue FAQ.

L’obiettivo di questa campagna è di raccogliere almeno 7 milioni e mezzo; quest’anno la fondazione Omidyar Network offre fino a 500k dollari per raddoppiare le donazioni tra 100 e 9999 dollari.

Si dona qui e qui si leggono i commenti degli donatori. Che aspetti? 😉

Anche Wikimedia Italia, come chapter italiano, raccoglie fondi (abbiamo sempre una taglia da 20 milioni di euro sulla testa..)

(da Sciccherie)

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Vent’anni. Tanto è trascorso dal 9 novembre del 1989. Cadevano ufficialmente divisioni sociali, contrasti politici, tabù. Le macerie del Muro di Berlino portavano via con loro quasi tutti gli screzi del post-conflitto mondiale. L’Unione Sovietica si apriva finalmente al mondo, dopo dispotismi, oscurità, rivoluzioni e domini. E sarebbe durata ancora poco con quel nome, tornando “Russia” a seguito di un periodo di transizione (durante la quale sorse la CSI) e liberandosi di quella bandiera rossa con falce e martello che tinse i colori dell’Europa dell’Est. Non a caso, spiragli si aprirono subito dopo in Paesi come Polonia (con Solidarnosc), Albania, Ungheria o Romania (dove le insurrezioni sfociarono nella tragica fine dei dittatori il successivo Natale). Ciò che non è successo in Cina, con la repressione popolare (anch’essa ancora ombrata) di Piazza Tiananmen cominciata nel precedente aprile.

Quel Muro non divideva semplicemente una città; divideva due teorie, due generi, due dottrine. La cosiddetta “Cortina di Ferro” spezzava fisicamente l’Europa in due realtà: una parte in mano all’Ovest, influenzata da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti (ossia coloro che, insieme al regime di Stalin, si spartirono la Germania), l’altra erede di una simbologia portata al socialismo estremo. Il tricolore tedesco dell’est, quello della parte definita “democratica”, contrapposta all’occidentalizzata “federale”, al suo centro, presentava compasso e mazzetta. Medesimo destino era accaduto da una quarantina d’anni a Berlino, “tagliata” tra le quattro potenze e resa capitale di un sofferente oriente. Contrapposta a Bonn, centro strategicamente piazzato nella regione più industrializzata della Germania Ovest.

Era il 1961 quando il fil di ferro fu sostituito da pareti di cemento. Chiunque tentasse di scavalcare quel confine, circuendo i severi checkpoint, in concreto rischiava la vita. Poche le speranze di sopravvivere ai colpi. Erano profughi; scappavano dalla povertà e da leggi troppo severe per un popolo cresciuto sfavorito, almeno rispetto ai “cugini”. Gli stessi che, in fin dei conti, nessuna differenza etnica, religiosa o culturale nutrivano con i conterranei. Non esisteva compassione nelle guardie di frontiera, nemmeno su bambini e anziani: qualsiasi figura in movimento doveva essere mirata, senza pietà. Chi cercava asilo superando chilometri in mare o impervie catene montuose, forse, correva meno pericoli.

Poi la distensione, con la fine anche di embarghi e luoghi comuni. L’abbattimento del filo spinato, che segnava il confine tra i due blocchi, garantì l’apertura dei cancelli doganali e, di conseguenza, quel muro che divideva un qualcosa di unico, spezzando case e storie umane, non serviva più. Bastò una dichiarazione del Ministro della Propaganda della scioglienda DDR (la Germania Est) per dare il via ad una festa spontanea, ad una “riunione” tanto cercata e definitivamente trovata. Gli abbracci tra sconosciuti e fratelli nello stesso tempo, la birra offerta a chiunque, le picconate in cima alla triste barriera nei pressi della Porta di Brandeburgo e il crollo di interi murales dipinti sul solo versante di ponente sono e saranno i simboli di un evento imprescindibile per la memoria collettiva.

Momenti da brivido. Chissà se il mondo avrà possibilità di vedere abbattute altre separazioni. Tra Messico e USA, ad esempio, oppure quella meno celebre di Nicosia in Cipro, isola contesa tra turchi e discendenti greci, o ancora un’altra posta al confine tra territori spagnoli ed Africa. “Ultimi ma non ultimi”, per quanto inquietanti e nel contempo rappresentativi, sono gli alti blocchi che separano Israele da Palestina o le canne di bambù poste lungo il 38° parallelo, atte a spezzare in due la Corea.

Oggi, con estrema probabilità, molti sapranno e dunque ricorderanno ciò che è gravitato attorno a quei mattoni. Fino a qualche giorno fa, evidentemente, pochi conservavano davvero quelle immagini.

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“Purtroppo certi indicatori aggregati sono frutto di un pessimo modo di “fare economia”. Si guarda ai dati perché si vuole dare una parvenza di scientificità ai propri argomenti, ma alla fine ci si comporta da maghi-santoni che mescolano i numeri in uno strano calderone, spesso serie molto correlate fra loro, senza capire bene cosa si vuole ottenere da questi numeri, e con la pretesa più o meno velata che abbiano valore previsivo.” (Andrea Moro su nFA)

What can lead to brain damage is to take the real world to be an approximation of the ideal, rather than doing the reverse.” (Amin Dharamsi su Physics Today)

Ok, direi che queste due frasi sintetizzano in maniera perfetta quello che secondo me non va nell’economia moderna (ma anche nella sociologia, nella psicolgia ecc ecc)

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