Wiki, web2.0, copyright, Wikipedia, Wikimedia, GNU, Creative Commons
Premessa: io adoro Report. Probabilmente è il miglior programma televisivo attualmente in onda.
(Fine della premessa)
Qual è la primissima regola quando si fa giornalismo scientifico? Cercare di spiegare ai lettori/ascoltatori in maniera comprensibile quale sia l’argomento in modo che chi ci legge/ascolta alla fine ne sappia un pochino di più di quello che ne sapeva all’inizio.
Qual è la primissima regola quando si fa giornalismo d’inchiesta? Portare i fatti in modo chiaro, semplice ed oggettivo in modo che chi ci legge/ascolta possa farsi un’idea chiara della questione.
Ora, domenica 11 maggio 2008 è andato in onda su Report un breve documentario dal titolo “Wi-Fi: Segnale d’allarme” (realizzato da Paul Kenyon per la BBC) sui rischi legati all’esposizione prolungata alle onde elettromagnetiche.
Fin qui nulla di male. L’argomento è molto interessante e decisamente di attualità . Tuttavia il documentario non spiegava minimamente agli spettatori i termini del problema e non riportava i fatti ma solo una lunga serie di gridi d’allarme (che faranno anche audience ma non venivano minimamente giustificati).
Giacché il signor Paul Kanyon non ha fatto il suo lavoro di giornalista toccherà a me (che giornalista non sono) cercare di farlo per lui.
Per iniziare cerchiamo di visualizzare un concetto fondamentale: quello di risonanza. Quando spingete l’altalena non potete dare colpi a casaccio, vanno dati con la cadenza giusta, assecondando il movimento naturale. Se fatto bene (e qualunque bambino sa per istinto qual è il momento migliore per darsi la spinta) anche delle spintarelle leggere leggere aumenteranno piano piano l’ampiezza delle oscillazioni dell’altalena. Ecco, la frequenza con cui dovete dare le spinte è la frequenza di risonanza dell’altalena. Se date le spinte con una frequenza diversa farete una fatica del diavolo e l’altalena si rifiuterà cocciutamente di prendere l’abbrivio (provare per credere). Facile no?
E questo che c’entra con l’inquinamento elettromagnetico? C’entra eccome. Infatti questo è esattamente lo stesso meccanismo per cui i nostri tessuti assorbono le radiazioni elettromagnetiche e quindi lo stesso meccanismo che produce o meno danni all’organismo. Prendiamo un altro esempio quotidiano: il forno a microonde. All’interno del forno vengono sparate (il come ci porterebbe fuori strada, se qualcuno è curioso glielo spiego) delle onde elettromagnetiche, le famigerate microonde, che hanno la stessa frequenza della risonanza delle molecole d’acqua. Queste onde danno quindi “una spintina” agli atomi che compongono l’acqua che si mettono in vibrazione; siccome la frequenza di queste “spintine” è proprio quella di risonanza l’ampiezza delle oscillazioni aumenta (ricordate l’altalena?) e l’acqua si riscalda. L’acqua calda poi trasmette il proprio calore a quello che c’è intorno ed il cibo cuoce. Al contrario se si mette nel forno a microonde un materiale che non contiene acqua questo NON si riscalda minimamente. Banalmente la radiazione elettromagnetica è “fuori risonanza” per quel materiale e le oscillazione delle sue molecole non aumentano mai di ampiezza.
Ecco, con i cellulari, il wi-fi ecc succede esattamente la stessa cosa. Questi dispositivi emettono radiazioni elettromagnetiche di intensità molto bassa. Troppo bassa per produrre alcun tipo di danno. La fregatura è che anche un’intensità molto bassa può aumentare molto l’ampiezza delle oscillazioni di una molecola (e quindi scaldarla o, al limite, romperla) se abbiamo la sfortuna di essere proprio sulla frequenza di risonanza. In linea di principio quindi basterebbe vedere a che frequenze emettono questi dispositivi e verificare che nessuna molecola del nostro corpo abbia proprio queste frequenze di risonanza. Purtroppo il numero di molecole presenti nel nostro organismo è spavetosamente alta e ciascuna di esse può tranquillamente avere centinaia o migliaia di risonanze; controllarle tutte risulta quindi impraticabile.
L’approccio seguito dagli studiosi è quindi quello di fare studi clinici su grosse quantità di persone cercando di capire, con metodi di induzione statistica, se essere sottoposti all’inquinamento elettromagnetico aumenti o meno i rischi di contrarre malattie o sindromi. Questi studi sono anche ostacolati dal fatto che le zone ad alta densità di smog elettromagnetico (ad esempio il centro di Milano) sono anche zone ad alta densità di smog chimico e quindi non è facilissimo capire se la persona tal dei tali si è ammalata per l’uno, per l’altro o per una combinazione dei due.
Questo spiega perché ci sia un gran numero di studi che non ha trovato effetti negativi per l’esposizione a cellulari e wi-fi mentre altrettanti ne hanno trovati. Questo spiega anche perché i limiti di legge si basano su stime termiche (ovvero su quanto i tessuti si scaldano quando sono sottoposti alle radiazioni elettromagnetiche) senza dover tirare in ballo teorie complottistiche di basso rango.
Per concludere rispondo io ad alcune delle domande che Paul Kenyon poneva in maniera retorica:
10 Responses to Cattivo giornalismo (scientifico)
.mau.
Maggio 13th, 2008 at 13:33
aggiungerei che i limiti di radiazioni elettromagnetiche in Italia sono parecchio più bassi che in UK.
Antonio Rizzo
Maggio 13th, 2008 at 14:36
Ciao,
per prima cosa, complimenti per il blog, è sempre molto interessante!!
Ultimamente non mi fido molto dei giornalisti e quando sento parlare di wifi mi si rizzano le antenne.. Il wimax? Tu hai idea di come funziona? Secondo te può essere dannoso? Se non sbaglio dovrebbe funzionare a 3.5 GHz, questa frequenza può dar noia? La frequenza prima di essere data in concessione era usata dai militari dell’aeronautica (presumo usata?) Quindi in teoria c’erano delle trasmissioni su questa frequenza…
Io ho tanta paura che lo standard sarà boicottato anche se non dannoso, si diceva a chiare lettere che la fibra a meglio, peccato che la fibra c’è solo nelle grandi città e nel resto d’Italia solo ADSL (forse!!). Scusami per le tante, troppe, domande!!
kekkasino
Maggio 13th, 2008 at 16:11
e noi che siamo fatti d’acqua?sono un po’ confusa 0_0
J B
Maggio 13th, 2008 at 17:02
@kekkasino: diciamo che, se i forni a microonde non si accendono a meno che lo sportello non sia chiuso (in modo che tu non ci metta la mano dentro), un motivo ci sarà 😉
Comunque sia wi-fi e cellulari non usano le stesse frequenze dei forni a microonde e quindi non “cuociono” la gente
ubu
Maggio 14th, 2008 at 09:07
Sigh. E io che lavoro esattamente SOTTO l’antennone della RAI a Milano e abito nel centro di Milano? La domanda non è che cosa mi verrà , ma quando. Soccia.
Giuseppe
Maggio 14th, 2008 at 14:34
Inoltre tutti quelli che fanno allarmismo su “onde elettromagnetiche” lanciandosi contro wi-fi o reti cellulari tendono a non specificare che anche i segnali televisivi (terresti e satellitari) sono onde elettromagnetiche, quindi fanno allarmismo usando termini quantomeno impropri (i.e. allarme sulle onde elettromagnetiche specifiche di una fonte senza spiegare che di fonti elettromagnetiche è pieno il mondo)
J B
Maggio 15th, 2008 at 08:52
@ Antonio Rizzo: il mio modesto parere è che il wi-max abbia tanti problemi ma che i danni provocati dalle onde elettromagnetiche usate siano fra gli ultimi della lista. Il problema più grande è che è stato presentato come la soluzione di tutti i mali, la tecnologia che avrebbe portato le connessioni ad alta velocità anche nei posti più sperduti del mondo. Ti posso raccontare un segreto: non succederà . Il primo (e principale) motivo è che il wi-max non ha abbastanza banda per soddisfare le richieste (ovvero non ci stanno sopra tutti quelli che invece ci vorrebbero stare, non c’è abbastanza posto) e quindi, alla fine, verrà usato giusto per dare connessioni wireless a piccole zone privilegiate come alcuni parchi pubblici, i cortili ed i giardini dei centri congressi ecc ecc. Chi vive in un paesino senza adsl (o in una città dove le cabine telefoniche siano rimaste all’età della pietra come capita a me) può solo sperare nell’Hiperlan
o nelle prossime tecnologie (tutte basate sulle reti dei cellulari).
@ ubu: io vivo a non più di 4-5 metri dai cavi dell’alta tensione (distanza misurata a spanne fra la finestra di camera ed il cavo più vicino), lavoro in una laser facility ed ho un router wi-fi in casa. Direi che ho tre possibilità (come del resto le abbiamo un po’ tutti): mi ritiro su un’isoletta deserta e mi nutro di noci di cocco tutta la vita (finché non muoio di pellagra), faccio finta che l’inquinamento elettromagnetico (l’inquinamento chimico, quello acustico, quello luminoso ecc ecc) non esistano oppure attivo quei due o tre neuroni che ancora mi restano e cerco di separare il grano dall’oglio, mi informo su quali sono i rischi “reali” (non quelli fittizi) e vedo cosa posso fare per minimizzare i rischi. Per esempio io, applicando il principio di precauzione, non mi tengo il cellulare appeso alla cintura vicino ai genitali 😉
@ Giuseppe: Tutti coloro che fanno allarmismo lo fanno in maniera confusionaria e raccontando solo la parte che gli piace di più. Se spiegassero per filo e per segno quello che c’è da sapere non sarebbe allarmismo, sarebbe corretta informazione giornalistica (e, si sa, fa fatica fare corretta informazione). Potrei parlare per ore della montagna di idiozie che furono dette ai tempi dell’aviaria (se lo ricorda ancora qualcuno che dovevamo morire tutti?) ma forse andrei un po’ fuori tema.
Massimiliano
Maggio 15th, 2008 at 16:48
Quanto a Wimax i limiti imposti dalla legge sono 10 volte quelli di Hiperlan (ovvero 10 W, contro 1 W di Hiperlan e 0,1 W del Wi-Fi.
Il tutto per prestazioni nettamente inferiori (per una serie di motivi, sia tecnici che normativi). Insomma, non è quello che vi hanno fatto credere fosse.
valepert
Maggio 16th, 2008 at 21:07
manca una t al link
J B
Maggio 19th, 2008 at 08:52
@valepert: corretto. Grazie