Tempo, clima e riscaldamento by

10 Dic
2009

Ci siamo. La conferenza sul clima di Copenaghen è iniziata. Non ho idea di come andrà e se riusciranno sul serio a mettere giù qualcosa di scritto o se si risolverà tutto in un sacco di paroloni. Il mio modesto contributo lo vorrei dare spiegando due o tre concetti base della climatologia. Infatti mi pare che, sempre più spesso, il dibattito fra chi dice che le attività umane stanno sconvolgendo il clima e chi dice che son tutte scemenze sia ad un livello non molto superiore al tifo da stadio; da entrambi i lati si sentono solo persone scarsamente informate sui fatti che non portano alcun dato reale a sostegno delle proprie tesi o, se portano qualche dato, è roba parziale e/o distorta. Certo, le eccezioni ci sono. Siccome però di eccezioni si tratta vediamo di fare un po’ di chiarezza.

Partiamo dall’effetto serra: che la terra sia illuminata e riscaldata dal sole lo sanno anche i sassi. Quello che forse non tutti sanno (o, più probabilmente, quello a cui non tutti pensano) è che gran parte della luce del sole viene riflessa dalla superficie terrestre e quindi non contribuisce in alcun modo (se volete essere pignoli contribuisce molto poco) a riscaldare il nostro pianeta. Se però nell’atmosfera ci sono gas capaci di assorbire la radiazione infrarossa questi si “mangeranno” una parte della radiazione solare e, invece di riemetterla, si riscalderanno. Questo calore verrà poi passato agli altri gas contribuendo a scaldare l’atmosfera più di quanto non sarebbe successo senza di loro. I gas che producono questo effetto (detti gas serra) sono svariati; il più citato è sicuramente l’anidride carbonica ma non è sicuramente l’unico: vapor acqueo, metano ed ozono sono altri gas serra. Non è che l’effetto serra sia di per se un male, un po’ di effetto serra aiuta a mantenere la terra calduccia e confortevole. Il problema è quando di questo effetto ce ne è troppo perché (ed il motivo lo vedremo tra poco) aumentare troppo la temperatura terrestre può non essere una bella cosa per l’umanità.

Ora mettiamo un punto fermo: l’esistenza ed il funzionamento dell’effetto serra NON è in discussione. L’effetto serra è stato scoperto nel lontano 1824 da Joseph Fourier (sì, proprio il famoso matematico) e da allora è stato studiato in tutte le salse sia in laboratorio che nell’ambiente. Non vi è dubbio alcuno che l’effetto serra esista e che sia in grado di scaldare la terra; se volete essere pignoli la probabilità che l’effetto serra sia una cretinata è circa la stessa che la terra sia un disco appoggiata sulla schiena di 4 elefanti. La domanda quindi è: quanto incidono i gas serra dovuti all’attività umana sul clima terrestre? E: il cambiamento del clima indotto dall’attività umana è tale da produrre danni di cui valga la pena di preoccuparsi?

Rispondere a queste due domande non è banale (fosse banale non staremmo qui a discutere) perché il clima è influenzato da un gran numero di fattori e tutti questi agiscono in maniera molto complessa. Il metodo utilizzato dai climatologi è quello di studiare in laboratorio i meccanismi microscopici (ad esempio la fluidodinamica) e poi, una volta che tutti questi meccanismi sono ben compresi, creare dei modelli che descrivano il clima a partire dalle equazioni fondamentali. Il problema è che queste equazioni fondamentali (sulle quali non c’è molto da dubitare) sono equazioni differenziali non lineari accoppiate e che, per modellizzare correttamente il clima, è necessario scrivere un sistema di centinaia di queste equazioni. È impossibile risolvere un sistema del genere e quindi è necessario introdurre alcune semplificazioni e poi risolvere il tutto per via numerica sfruttando enormi super-computer.

A questo punto ci sono due ordini di problemi: se le approssimazioni che abbiamo introdotto non inficiano le nostre previsioni e se i programmi che abbiamo scritto per risolvere il sistema di equazioni non siano sbagliati o abbiano qualche bug. La soluzione ai due problemi è la stessa ed è ben nota: basta fare diversi conti con programmi diversi scritti da persone diverse sfruttando approssimazioni diverse (ma tutte ragionevoli). Se i risultati ottenuti son sempre i soliti allora ci possiamo fidare. Un altro test che possiamo fare è quello di dare in pasto ai nostri programmi i dati climatici fina a (diciamo) 100 anni fa e vedere se questi riescono a prevedere l’andamento del clima degli ultimi 100 anni. Il risultato (per certi versi sorprendente per altri meno) è che, se facciamo finta che l’uomo non abbia mai prodotto più gas serra di quelli naturalmente presenti, i nostri programmi falliscono miseramente; se però teniamo conto di questi gas serra “extra” allora funzionano egregiamente. Questo è essenzialmente il motivo per cui si dice speso che la “comunità scientifica” non ha dubbi sul fatto che l’attività umana stia contribuendo all’effetto serra.

A questo punto siamo ragionevolmente convinti di essere in grado di prevedere il clima (che non è la stessa cosa del tempo atmosferico). Per fare delle previsioni però è necessario fare delle assunzioni su come andranno certe cose in futuro. L’aumento delle emissioni di anidride carbonica continuerà con gli stessi ritmi odierni? Crescerà? Diminuirà? In che zone del globo terrestre avverranno queste emissioni? Non è facile saperlo e quindi le previsioni sul clima vengono fatti sulla base di “scenari”. In pratica si prende per ipotesi che le cose vadano in un certo modo e poi si fa una previsione di come cambierà il clima in questo caso. Scenari diversi portano, ovviamente, a previsioni diverse. Alcune sono catastrofiche, altre meno. Tutte concordano nel dire che la temperatura della terra salirà.

E qui passiamo al secondo punto importante: che ce ne frega se la temperatura della terra sale? Anche qui è bene mettere le cose in chiaro: la temperatura della terra è già salita in passato senza che l’uomo ne avesse alcuna colpa. Alla fin fine siamo in un periodo inter-glaciale e quindi è normale che le temperature salgano rispetto all’epoca dei Mammut. È altrettanto vero che la temperatura media negli scorsi millenni ha subito fluttuazioni considerevoli (nel medio evo abbiamo avuto sia un periodo di caldo che un periodo di freddo piuttosto estremi). Ciò non toglie che, seppur non definitive al 100%, una gran quantità di dati indipendenti concordino nel mostrare un innalzamento della temperatura peculiarmente rapido dall’inizio dell’era industriale. L’innalzamento della temperatura non vuol dire che domani moriremo tutti ma vuol dire che dovremo mettere in conto tutta una serie di cambiamenti che avverranno nell’arco di decine di anni invece che nei secoli che ci sarebbero voluti senza che noi avessimo prodotto gas serra in abbondanza. Questi effetti vanno da una diminuzione della quantità di acqua potabile disponibile (a meno di non voler desalinizzare il mare), ad una rapida desertificazione di vaste aree (e qui l’agricoltura intensiva non aiuta un granché) ad una diminuzione delle terre emerse (si consiglia agli abitanti di Milano di comprare le pinne). Certo, altre zone attualmente inospitali diventeranno verdi e rigogliose. Tuttavia a me personalmente l’idea di rilocare gli abitanti di New York e Boston in Alaska non mi sembra di così facile attuazione e non voglio nemmeno pensare ai flussi migratori che dovremo gestire quando buona parte di chi vive nel bacino mediterraneo (italiani inclusi) si riverserà verso le (attualmente) gelide steppe russe.

In aggiunta a questo dobbiamo prendere in considerazione la differenza fra clima e tempo atmosferico. Se quando parliamo di clima parliamo di valori medi stagionali e di fluttuazioni su decine di anni quando parliamo di tempo atmosferico parliamo di quanto farà nuvolo domani. Mentre il clima è complicato ma decentemente “well behaved” il tempo atmosferico ha il brutto vizio di essere caotico nell’accezione matematica del termine. Questo vuol dire che piccole fluttuazioni nella temperatura media possono portare a grosse variazioni nelle precipitazioni, nei venti ecc.Tanto più queste fluttuazioni sono intense e rapide tanto più si rischierà di trovarsi di fronte ad eventi atmosferici intensi ed imprevedibili tipo le onde anomale.

Insomma, le evidenze scientifiche ci dicono che il riscaldamento globale è una realtà e che questo è (almeno in parte) dovuto all’attività umana. Non è che possiamo pensare da domani di chiudere tutte le industrie o obbligare tutti a costose riconversioni dato che nessuno di noi è seriamente disposto a tornare allo stile di vita dei nostri bisnonni (chi mi tocca la lavatrice o il frigorifero è un uomo morto). È altrettanto vero che non esiste ancora alcuna soluzione tecnologica “perfetta”. Ma non mi paiono buoni motivi per nascondere la testa sotto la sabbia e far finta di nulla.

1 Response to Tempo, clima e riscaldamento

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Barbaking

Dicembre 10th, 2009 at 18:57

Molto bella ed esplicativa questa analisi, mi piacerebbe che in tv o sui giornali -dove pure si perde tanto tempo in chiacchiere confuse- si dicessero o scrivessero cose del genere, per aiutare la gente a capire effettivamente il nocciolo dei problemi. Io, nel mio piccolo, la rilancio postandola su facebook. 🙂

(Sulla conferenza di Copenhagen, io sono piuttosto scettico si giunga a soluzioni concrete, ma spero di essere smentito)

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