Un albo dei fisici? Ma anche no! by

1 Ott
2009

Leggo da Gianluigi che a qualcuno è venuta le bella idea di proporre e promuovere l’introduzione di un “Albo dei Fisici”. Prima di continuare mettiamo subito le cose in chiaro: sono iper-contrarissimo ad un’idea del genere. Mi sembra un delle idee peggiori che siano state partorite da molto tempo a questa parte (e, viste alcune uscite dei nostri politici, non è poco).

Passiamo ad una spiegazione delle motivazioni che mi spingono ad una totale ed assoluta opposizione a questa idea. Un albo professionale è essenzialmente uno strumento di controllo su chi può e chi non può esercitare una data professione. In pratica si dice che l’esserediplomati o laureati in questo o quel settore non è sufficiente per fare un certo lavoro e qualcuno si arroga il diritto di decidere chi è degno e chi no. In alcuni (pochi) casi questo ha anche un senso: se voglio offrire un servizio sanitario di qualità non posso permettere che chiunque si laurei in medicina faccia il medico e, soprattutto, non posso permettere che uno laureato in oncologia faccia il chirurgo plastico perché così guadagna di più. Ho bisogno di una stretta regolamentazione (tanto stretta che esiste il reato di “abuso della professione medica”) e la creazione di un albo può essere uno strumento per andare in questa direzione (anche se mantengo i miei dubbi che sia lo strumento migliore).

In altri casi invece c’è meno bisogno di regole ferree. Se è pur vero che non tutti i laureati in filosofia sono filosofi e che non tutti i laureati in lettere sono scrittori il bisogno di regolamentare queste discipline non è così pressante. Se anche io non sono in grado di scrivere un bel libro ma mi metto a scrivere lo stesso di danni ne faccio pochini. Al massimo renderò isterica qualche povera redattrice innocente. Stessa cosa se mi diplomo in recitazione: se sono il prossimo De Niro o uno scarpone indegno verrà deciso da chi mi farà i provini. Nessun bisogno di un albo (anche se temo che ci sia).

Esiste un altro caso in cui gli albi sono onnipresenti: quando girano i soldi. Se c’è un lavoro lucroso che gusto c’è a permettere a tutte le persone competenti di farlo? Perché non mettere su una bella organizzazione che filtri chi può e chi non può? Questo è il tipico caso dell’albo degli avvocati, dell’albo dei giornalisti e dell’albo degli ingegneri (ma ce ne sarebbero millemila altri). Vorrai mica che uno, solo perché sa scrivere ed ha uno spirito un po’ indagatore faccia il giornalista e magari venga pure pagato?

Tuttavia ancora qualcosa non quadra. Di soldi nel mondo della fisica ne girano pochini. Architetti ricchi sì, avvocati ricchi sì ingegneri ricchi pure, ma di fisici ricchi non è che se ne vedano moltissimi. E allora a che scopo voler creare un albo? Bisogno di regolamentare il settore non ce ne è molto (i fisici son comunque vada pochini e quelli scarsi raramente riescono a fare grossi danni) e non ci sono grosse fortune da spartirsi. Cui prodest? A ben cercare dei soldi su cui mettere le mani in effetti ci sono: quelli dei finanziamenti alla ricerca. Non guardate che l’Italia investe meno dell’1% del PIL in ricerca (0,9% se non ricordo male), le attrezzature scientifiche costano comunque un sacco di soldi e quell’1%, se fosse distribuito con criterio (invece che dato in mano ai baroni), permetterebbe di fare un sacco di belle cose. Tuttavia, da un po’ di tempo a questa parte pare che si stia facendo strada l’idea che una distribuzione basata sul merito sia preferibile ad una distribuzione basata sulla vicinanza e la fedeltà a questo o quel barone. Le probabilità che questa “rivoluzione” arrivi in tempi brevi è nulla (la Gelmini continua a dire in conferenza stampa che farà cose mirabolanti salvo poi non fare assolutamente nulla di quanto promesso) ma non si sa mai. Sempre bene premunirsi. E allora perché non creare un centro di potere, una corporazione in grado, per non si sa bene quali meriti, di proporsi come interlocutore privilegiato col ministero e consigliare con cognizione di causa a chi dare i soldi e a chi no? Perché mai lasciarlo fare ad una agenzia di valutazione esterna ed indipendente? Certo, queste cose non si possono dire e allora ammantiamo tutto di belle (e vuote) parole. Diciamo che lo facciamo per favorire l’incontro fra il mondo accedemico e l’industria (nobile scopo, ma la creazione di un albo non potrerebbe alcun vantaggio in questo senso). Diciamo che lo facciamo per difendere i diritti dei fisici (il mio diritto sarebbe quello di venir valutato in maniera oggettiva per la qualità della mia ricerca non quello di diventare un impiegato delle poste). Magari qualcuno ci casca…

3 Responses to Un albo dei fisici? Ma anche no!

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Tooby

Ottobre 1st, 2009 at 14:03

>Se c’è un lavoro lucroso che gusto c’è a permettere a tutte le persone competenti di farlo?

Una notevole eccezione è il professional trader 🙂

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Tooby

Ottobre 1st, 2009 at 14:10

Specifico: lì l’assenza di un albo è necessario. In borsa serve che vi sia qualcuno che perde denaro per vincere denaro (quindi, ingresso libero).

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Gianluigi

Ottobre 2nd, 2009 at 11:36

Presto su SciBack la breve storia dell’albo dei fisici!

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