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In ambito scientifico è prassi normale che un articolo, prima di essere pubblicato, venga controllato (a titolo gratuito) da uno o più esperti del settore secondo il sistema del peer review.
Ecco, giusto ieri, appena rientrato dalle mie brevi (ma infinitamente rilassanti) vacanze, mi sono trovato nella casella di posta elettronica una richiesta, da parte di una piccola rivista mai sentita prima, di fare da revisore di un articolo che gli era stato mandato. L’argomento rientrava nelle mie competenze e quindi ho accettato (quando si ha un curriculum ancora magrino poter dire di aver fatto il revisore per questa o quella rivista è pur sempre qualcosa). Quando però sono andato a prendere in mano l’articolo mi sono pian piano accorto che qualcosa non andava.
Innanzi tutto conosco (anche se di vista) l’autore: questo non sarebbe nulla di male se non fosse che ne ho una pessima opinione. Infatti si tratta di un vecchio professore (non della mia università ) di scarsi meriti scientifici ma con moltissimi agganci. Insomma, un barone della peggior specie. In più è anche famoso per portare rancore. Seconda di poi l’articolo in questione è una delle cose più brutte che mi sia mai passato sotto mano. Anche tralasciando l’inglese maccheronico con cui è scritto la sua rilevanza scientifica è nulla. Non è che sia sbagliato, banalmente non dice nulla che non sia già noto da almeno dieci anni e molti dei “risultati” potrebbero tranquillamente essere ricavati da uno studente come esercizio per un esame.
Fin qui ancora non ci sarebbero grossi problemi: il referaggio è anonimo e quindi sarebbe bastato scrivere ai redattori della rivista che l’articolo è di scarsa qualità (esplicitando con cura i motivi) e sarebbe finita qui. Il vero problema è venuto fuori quando ho scoperto che l’autore è anche l’editore della rivista. Trascurando i problemi etici che derivano da mandare un proprio articolo ad una rivista di cui si è editore (se sei tu a decidere cosa deve essere pubblicato è ovvio che i tuoi articoli passeranno anche se sono di scarsissima qualità ) il vero problema è che l’anonimità dei revisori non è più garantita. Quando lui avesse visto la mia recensione assolutamente negativa avrebbe potuto in pochi secondi risalire al mio nome e cognome e vendicarsi rendendo la mia carriera accademica più difficile di quanto già non sia, magari tirando dentro anche altra gente del mio gruppo che non c’entra assolutamente nulla. D’altra parte l’idea di fare un a recensione positiva ad una porcata del genere mi fa accapponare la pelle e questa impasse mi ha messo in una situazione francamente imbarazzante. Certo, se lavorassi all’estero la cosa non mi avrebbe toccato minimamente, ma sfortuna vuole che io sia ancora incastrato in questo piccolo paese e quindi è bene non inimicarsi troppo persone che potrebbero tagliarmi le gambe.
La situazione francamente mi ripugna (e mi fa venire una gran voglia di scappare in qualche paese scandinavo) ma stamani, ingoiando il mio profondo disgusto, ho fatto l’unica cosa possibile. Ho scritto ai redattori della rivista inventando degli impegni inesistenti che mi impediranno di trovare il tempo di fare la revisione dell’articolo e scusandomi molto per l’inconveniente.
Mi sento sporco…
4 Responses to Piccole situazioni imbarazzanti
G.
Luglio 21st, 2009 at 11:03
Immaginandomi al tuo posto, credo che avrei fatto lo stesso.
L’autore troverà senz’altro qualcuno per una ”friend review” degna e adeguata.
ML
Luglio 21st, 2009 at 13:46
Capitato anche a me: la mail in oggetto è stata casualmente mangiata dal mio antispam
Gianluigi
Luglio 21st, 2009 at 14:31
Ci hai messo poco a decidere… Al tuo posto mi sa che mi sarei preso almeno un giorno in più prima di arrivare alla stessa decisione (sempre che non mi fossi imbarcato in una donchisciottesca arringa sul conflitto di interessi del tizio in questione).
Cruccone
Luglio 22nd, 2009 at 09:56
Condivido la tua decisione, alla fine si tratta di un conflitto di interessi che però ufficialmente non si può dire.