O bella ciao by

26 Apr
2009

Per chi se ne fosse dimenticato (o non voglia ricordare), ieri è stata la Festa della Liberazione (oltre ad essere San Marco). Una tappa fondamentale per la Storia italiana. Chi pensa che sia un giorno da non festeggiare, inneggiando all’urlo di “L’Italia agli Italiani”, ad esempio, darebbe fiato alla bocca dimostrando una qualche lacuna, per sua sfortuna. Quella data ha aperto agli scenari futuri, con la formazione della Repubblica prima e della Costituzione poi.

Oppure, se ci si dovesse sentire nostalgici, qualcuno potrebbe vantarsi di essere neonazista, aggredendo potenzialmente gente che ha la “colpa” di avere un’altra etnia. Assistendo, magari, a messe dove si prega per il bene e la pace.

In aggiunta, ho letto e sentito altre situazioni. Qualcuno, di estrazione politica di destra, ha scritto: i partigiani comunisti spuntarono come funghi, dopo che gli alleati avevano ridotto ai minimi termini i tedeschi. Le porcherie che hanno combinato coloro che volevano sostituire al regime mussoliniano quello dell’URSS, sono inenarrabili. Fino a quando non farete un serio esame di coscienza, non avete alcun titolo a ergervi a paladini della democrazia, dato che dove avete governato avete seminato lutti e miseria. Vergognatevi!

Così si rivolgeva ad un altro politico locale, di radice ovviamente opposta (PD), in una “lettera aperta” (chiamiamola in questo modo). Si tratta della stessa persona che, in preda alla contentezza per la vittoria di Berlusconi & C., dichiarò l’anno scorso in un commento similare di come il “25 aprile fosse il nuovo giorno di liberazione dai comunisti”. Considerando che “per sua esperienza, anche in altri campi” (come ebbe ancora occasione di scrivere in altra sede) conosce le pocherie inenarrabili dell’URSS (innegabili), ha ritenuto opportuno fare di tutta un’erba un fascio, comparando comunisti russi ai partigiani prima (sono due categorie distinte e non devono essere tirati in ballo solo per alcune circostanze) e ai filodemocraticiqualcosa italiani attuali poi. La solita accoppiata vincente pasta e nutella; in un’unica parola, revisionismo. Si deduce che, secondo questo individuo, il 25 aprile sia “una festa comunista per i comunisti” che, evidentemente, in Italia hanno seminato lutti e miseria (???). Parole, tra l’altro, già sentite altrove. Ma non era una festa nazionale?

Si, c’è da vergognarsi, c’è da chinare il capo, senz’altro. Tornando al punto, vedendo il reliquiario di Mussolini nella locale sede delle ceneri di AN (quando tale partito aveva già rinnegato il fascismo) ad opera anche del soggetto di cui sopra, mi chiedo se questi voglia ammettere la “confusione” di italiani con tedeschi negli anni ’40 o la diffusione di cartelli “vietato agli ebrei”. Per la serie “l’Italia agli italiani”. Forse l’Italia di Salò, finita a Dongo, o Giulino di Mezzegra, con la cattura del Duce (e la sua esecuzione poi), insomma? Dipendente diretto del Terzo Reich, una dittatura (per quel poco che ne so). La Storia lo dice, non qualche “comunista vergognoso” o nostalgico.

La realtà, nell’Italia di oggi, però, lascia via libera al revisionismo unito al negazionismo. Mi è bastato sentire interviste del Tg1 a gente comune. Una buona percentuale non sapeva cosa si festeggiasse: si è detto dalla Festa del Lavoro all’ “importanza di non andare a scuola”, accompagnata dalla grassa risata. Facile inculcare a cittadini lassisti o volontariamente disinformati, che non hanno voglia di sentirsi raccontare discorsoni di storia così noiosi e prolissi, concetti inesatti.

Ed è inutile strapparsi i capelli nel sentire o analizzare certe affermazioni. Peccato, davvero.

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