Wiki, web2.0, copyright, Wikipedia, Wikimedia, GNU, Creative Commons
Sabato al ParmaWorkCamp Sara ha presentato “Quando anche il tuo capo è online“:
CaramellaMenta me l’ha segnalata ieri, sollecitandomi un commento.
Premesso che io sabato non c’ero e quindi posso “parerizzare” solo in base a quel che leggo, mi sembra che in linea di massima Sara abbia ragione e sollevi dei bei paletti su cui meditare; però la presentazione mi ha dato la sensazione (che non derivo da qualche affermazione in particolare ma che, appunto, è una sensazione) che in fondo lei dica “c’è il tuo capo online, non farlo/non dirlo/ecc” punto su cui non concordo particolarmente, perché sono più propensa al “dillo in un altro modo” (il mio blog personale è stato a lungo criptico per i lettori, perché avevo voglia di scrivere per me e non necessariamente di divulgare fatti miei).
Quanto alle mie abitudini online e a come le viva il mio capo, sono dell’idea che se uno mi compra perché mi ha trovata in rete sa cosa compra ed è folle se pensa che siccome lavoro per lui, io cambi totalmente modo di fare e smetta di twitterare/bloggare o che.
Avendo una certa visibilità come wikipediana, ho vissuto a lungo il “lato no” della vicenda, lavorando anni per datori di lavoro che non mi pagavano perché ero il presidente di Wikimedia ma che anzi guardavano con orrore (o quasi) alla mia attività semi-notturna ponendosi degli interrogativi tutto sommato ragionevoli (ma lavorerà ? si distrarrà ? avrà già raggiunto soddisfazioni sufficienti?). All’epoca ho deciso che l’unica risposta possibile/sensata non fosse chiudere con Wikipedia ma cercare sempre ottimi risultati nel lavoro.
D’altra parte quando mi è capitato di essere comprata dopo essere stata avvistata in rete, forse sono stata fortunata o forse ho avuto datori di lavoro sufficientemente abili da trovarmi ma abbastanza ignoranti o non interessanti per seguirmi in tutte le mie manifestazioni in rete, da lasciarmi tutto sommato in pace.
Morale della favola? Scegliete consapevolmente chi siete e cosa fate (possibilmente sia in rete che fuori!).
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2 Responses to Trovare e mantenere un lavoro nel web
Sara MAternini
Marzo 26th, 2009 at 10:42
Grande Frieda, hai colto il punto 🙂
Infatti non mi sono mai trattenuta online più di quanto non farei al bar o in genere in “real-life”: l’idea della presentazione mi è venuta con il tempo, vedendo sempre di più in rete comportamenti che a mio avviso non evidenziano una propria individualità , ma piuttosto una mancanza di buon gusto 😉 I flame inutili, le affermazioni senza senso o sboccate: secondo me sono quelle le cose che impediscono di essere allettanti da un punto di vista lavorativo, online, come offline 🙂
Avrei voluto mettere esempi più esplicativi di ciò che volevo esprimere, ma sarebbe stato un suicidio sociale 😉
Poi son sempre stata fortunata: i miei “capi” attivi online non hanno mai battuto ciglio, anzi 🙂
Antonio Patti LdF
Marzo 26th, 2009 at 11:32
Quando ho rifatto il mio Blog ho deciso volontariamente di mischiare lavoro e “privato”, esperienze vecchie e nuove, on e off line senza farmi nessun problema, ma ho deciso in anticipo cosa scrivere e come.
Tutti i miei contenuti in Rete, da qualche anno a questa parte, sono pubblicati secondo una “linea editoriale” ben precisa. Molto elastica e varigata, ma che prevede gli effetti su qualsiasi tipo di lettore, mamma, sorelle, cugino, zia, amico, spasimante, collega o capo che sia!
Il punto è un altro ed è più personale che lavorativo.
Riusciamo a distinguere il reale dal virtuale? E il personale dal pubblico?
La destrutturazione della comunicazione, l’istantaneità dei messaggi e una bella dose di egocentrismo (o insoddisfazione) ci spingono a sforare nell’intimo/personale/scomodo senza accorgercene.
Ho il terrore che non si vivano più le emozioni, ma che se ne scriva solamente per esser letti o commentati.
Per me quello che non riuscirei a dire a voce a chiunque, non merita di essere scritto..e ovviamente non parlo di scritti poetici anche se un piccolo passato da attore mi potrebbe anche illudere di riuscire a recitare 😛
A volte temo che non si pensi, ma si scriva. Tanto. Troppo.
Che poi uno venga licenziato perché non va a lavoro perché si è sbronzato il giorno prima, beh se lo merita!
😀