IWF rimuove Wikipedia dalla blacklist
La dichiarazione completa di IWF disponibile qui.
Le motivazioni della rimozione sono
[..] in light of the length of time the image has existed and its wide availability, the decision has been taken to remove this webpage from our list.
e
IWF’s overriding objective is to minimise the availability of indecent images of children on the internet, however, on this occasion our efforts have had the opposite effect.
Interessante anche come intendono procedere:
Any further reported instances of this image which are hosted abroad, will not be added to the list. Any further reported instances of this image which are hosted in the UK will be assessed in line with IWF procedures.
Infine:
We regret the unintended consequences for Wikipedia and its users. Wikipedia have been informed of the outcome of this procedure and IWF Board’s subsequent decision.
Mi piacerebbe poter concludere in maniera shakespeariana (tutto è bene quel che finisce bene), ma gli interrogativi che questa vicenda ha aperto (almeno nella mia testa) non hanno ancora trovato risposta. Non so se sedermi qui e invocare il ritorno del buon senso, oppure se poiché non sono un genitore non posso cogliere appieno certe paure e ringraziare l’esistenza dell’IWF e di chi fa lavori analoghi, oppure dovrei semplicemente invocare una legislazione di internet e sperare che funzioni nel bene e nel male (sterminando il male e proteggendo il bene), oppure.
Un minimo di buon senso è tornato, dato IWF ha ammesso di aver preso una cantonata colossale. Presumo che in futuro starà più attenta.
Una utile ricaduta di questo avvenimento è l’aver fatto scoprire che anche i sudditi di Her Majesty sono confinati dietro ad un filtro invisibile che – come ogni fortificazione – è riparo e prigione allo stesso tempo.
Chissà se anche in Italia esiste una “authority” di fatto simile a IWF (che peraltro lavora con fondi dell’UE, se ho letto bene).
Pensiero a margine: IWF si è auto-proclamata difensore della moralità identificandola con la propria visione del mondo e impone questa sua visione offrendo un servizio che la maggior parte degli ISP britannici utilizza. Penso che sarebbe meglio se IWF (o chi per essa) fosse un’emanazione governativa pubblica, più trasparente e vincolata ad un mandato democratico.
Nemmeno io sono un genitore, e immagino che i genitori abbiano sempre meno tempo da dedicare alla cyber-sorveglianza delle frequentazioni internettiane dei figli. Penso che IWF e i suoi analoghi possano essere ringraziati per il lavoro che fanno, a patto che non si sentano troppo investiti nel ruolo di salvatori della società. Se questo avviene perdono di vista il buon senso e l’intelligenza di coloro che desiderano proteggere, com’è successo in questo caso.
Penso che questo caso sia la riproposizione in ambito virtuale di ciò che già avviene in ambito reale: esistono delle autorità (le forze di polizia) incaricate di sorvegliarci e proteggerci. Pur avendo sempre a che fare con i lati peggiori della nostra società, devono riuscire a non perdere mai il senso del loro potere e delle loro azioni (e invece a volte lo perdono, e anche in maniera clamorosa).
Certo che in Italia esiste una authority simile, ma è pubblica: grazie al decreto Gentiloni di un paio d’anni fa, la Polizia Postale invia regolarmente a tutti i provider fax con indirizzi IP e domini di siti pedopornografici che vengono resi inaccessibili. La stessa cosa avviene per i siti di scommesse che non paghino le opportune tasse al nostro governo.
@vb: ti ringrazio.
Non sapevo che fosse la Polizia Postale a svolgere questo compito in Italia e mi fa piacere che sia un’entità pubblica e non un’associazione (per quanto mossa da ottime intenzioni) ad occuparsene.