Il business model e la sua generazione
Nella quinta lezione (qui la quarta) siamo arrivati a parlare di business model; non del minaccioso business plan, no, quello l’abbiamo citato solo in chiusura, invece ci siamo concentrati su quel che c’è prima, su come si costruisce un modello coerente e come si testa ad ogni passo che il modello funzioni prima di arrivare a formalizzarlo nel plan.
Senza doverci inventare nulla di nuovo, abbiamo studiato il business model canvas, così come viene proposto in Business Model Generation: la scelta è stata fatta non solo seguendo il trend del momento, ma anche pensando a diversi bandi che richiedono la presentazione (in forma più o meno schematica) proprio del business model canvas.
Abbiamo quindi visto i nove blocchi in dettaglio:
- Value proposition: quel che faccio descritto al meglio. Con il value proposition builder ho alcune domande che mi aiutano a definire in maniera più efficace la mia value proposition
- Customer segments: a quali clienti mi rivolgo? Sono una nicchia, un nuovo mercato, una nuova segmentazione o che? Meglio li dettaglio qui, più chiaramente riesco a testare le relazioni con gli altri blocchi
- Channels: a quali canali distributivi mi appoggio? Se ho prodotto digitale non vale rispondere solo “online”, soprattutto se ho un sito, una app dedicata, ecc.
- Customer relationship: quali relazioni costruirò con i miei clienti? Che modello conto di adottare? La pubblicità televisiva ci presenta spesso servizi che mi garantiscono di avere il mio operatore dedicato che risponde sempre alle mie chiamate, ma non è l’unico modello possibile. L’importante è avere un modello e farlo funzionare, perché ignorare i clienti è la prima causa di fallimento (v. lezione 1)
- Revenue streams: quattrini. Da dove mi arriveranno? Vendo un servizio? Affitto beni? Sfrutto la pubblicità? Va tutto dettagliato qui.
- Key resources: su quali risorse posso contare? Non solo monetarie, ma anche umane, fisiche, intellettuali
- Key partner: difficilmente nel mio business farò tutto da solo. Così come è importante la mia squadra per dare valore ad un progetto, allo stesso modo sono importanti i partner che mi scelgo e questo è il blocco in cui parlo di loro
- Key activities: tutto quel che ho descritto finora, in quali attività chiave si concretizza?
- Cost structure: infine una valutazione dei costi, per essere certi di averli bene in mente e di non trovarsi gambe all’aria nel giro di pochi mesi. Costi fissi e variabili, economie di scala e di scopo, ma anche quali sono i settori che mi costeranno di più (il personale? le materie prime?)
Vedere gli esempi di business model di Facebook, Twitter, Google, LinkedIn, Groupon, la Coca Cola (almeno in parte: la bottiglia di vetro!), fino a Blockbuster, ci ha offerto la scusa per riflettere e per tentare gli intrecci, per mostrare che ogni blocco deve intersecarsi con gli altri e se ci sono elementi che non si intersecano c’è qualche problema.
Una affermazione irriverente e sincera del fondatore di Wikipedia, Jimmy Wales, ci ha raccontato però che non tutto va sempre secondo le regole: Wikipedia è nata senza un modello di business e neanche di sostenibilità, come una sperimentazione pura che man mano si è trovata un modo per vivere. Serve altra prova per dimostrare che non ci sono ricette certe per il successo?
L’ultima parte l’abbiamo dedicata ai community business model, all’opportunità di usare le community per trarne vantaggio per il mio business (siano esse esistenti o create ad hoc).
Ciao, ottimo articolo e ottima presentazione del business model canvas: sintetica e precisa 🙂 Volevamo segnalarti che con beople abbiamo aperto il primo portale italiano dedicato al Business Model Canvas: http://www.businessmodelcanvas.it Ci piacerebbe avere un tuo feedback perché ci interessa diffondere il più possibile la cultura del BMC nel nostro Paese 🙂 Grazie!
Grazie 🙂 Sì, conosco il vostro sito.. ho scelto di linkare quello “originale” perché i miei studenti erano metà in inglese e metà in italiano e quindi ho privilegiato le risorse in inglese!