Diritti e libertà digitali
Sabato mattina ho preso parte al Linux Day di Grosseto, partecipando a una tavola rotonda dal titolo impegnativo: “Diritti e libertà digitali: la costituzione e il progresso tecnologico”.
Sebbene i relatori fossero quasi più numerosi del pubblico presente, io l’ho trovata un’esperienza interessante.
I miei “colleghi” erano quasi tutti docenti e molti di giurisprudenza, le tematiche che loro hanno toccato dal punto di vista pratico io le ho viste passare tutte concretamente su Wikipedia; così mentre loro parlavano io mi sono appuntata i temi principali per esporre qualche “caso”.
Di Giovanna Corrias Lucente (che ha parlato di diffamazione online tramite siti, blog, forum, ecc.) mi hanno colpita diverse cose: la estrema chiarezza nell’esposizione benché i richiami al codice civile ecc. fossero molti e non di immediata comprensione al profano, la spiegazione (ovvia, per carità, ma io non ci avevo mai pensato) sui costi elevati delle indagini online anche quando queste si limitano a dover associare un indirizzo ip (munito di data e ora) con un nome e cognome reali (e finalmente ho capito perché Polizia Postale insiste sempre per sapere da me chi sono gli autori di determinate modifiche) ed infine l’affermazione che poiché non è mai stata disciplinata, Internet è libera (inutile cercare di farla passare per qualcosa che già c’era, come la stampa o altro, è un contesto nuovo e diverso).
Durante Caterina Flick, che ci ha intrattenuti sul diritto all’identità digitale e la privacy, mi sono fatta un appunto mentale su Facebook, per passarle i link ad un editoriale di PI e ad un post di .mau. (passati entrambi, su un sano foglio di carta).
Armando Mammone, che si è volutamente lasciato sfuggire notizie importanti per il selezionatissimo pubblico presente, ha parlato delle tecnologie al servizio della giustizia e chiudendo con “la libertà di internet è una libertà maggiore”.
Poi ha avuto la parola Carlo Sestini, giornalista, che ha parlato dell’illecità della richiesta della Rai di pagare il canone, almeno nei termini in cui viene posta.
Ho apprezzato molto anche l’intervento di Vincenzo Ambriola, che ha parlato dei nativi di Internet, incentrando il taglio dell’intervento sulla sua esperienza di padre di una nativa digitale evidenziando come alcuni comportamenti per lei naturali, per noi immigrati digitali sono invece fonte di domande, dubbi e scoperta.
Prima che il moderatore (Giuseppe Nicosia) mandasse tutti a pranzo, c’è stato tempo anche per la sottoscritta, per dire due doverose parole sulla libertà e citare esempi di misfatti o lasciare domande aperte.
Nella veloce intro ho parlato delle libertà di Wikipedia (consultazione, modifica, ridistribuzione e neutralità, ma non libera di farci quello che voglio!) mentre per i misfatti e le domande ho sfruttato gli oratori precedenti e la mia esperienza:
- diffamazione: alzi la mano chi ha una voce dedicata su ‘pedia e non è mai stato diffamato per almeno 3 secondi
- copyright dei testi:
- gli utenti copiano e incollano da altri siti non gfdl su Wikipedia e che vengono prima o poi beccati tramite il RevertBot (un programmino automatizzato che lancia in pasto a google pezzi di voci di ‘pedia, restituendo siti con contenuto simile che vengono poi verificati dai wikipediani)
- i giornali copiano e incollano pezzi di voci di ‘pedia senza rispettare la GFDL
- la territorialità: i server stanno in USA ma gli utenti spesso e volentieri sono italiani. Possono caricare testi di pubblico dominio in Italia ma non in USA? (problema scottantissimo per Wikisource)
- esiste il (fantomatico) diritto di trascrizione? ossia se io ricopio a mano un testo di pubblico dominio, il sudore della mia fronte mi dà dei diritti?
- privacy:
- divulgazione dei dati personali: il caso Zenima (sedicente cantante sanremese che proibiva la pubblicazione del suo vero nome in quanto dato personale da cui si poteva evincere la sua religione e quindi discriminarla) risale al lontano 2005 ed è stato il primo e più eclatante caso
- se mi connetto a internet con un indirizzo IP fisso, questo può essere considerato un dato personale e quindi sensibile?
- il laboratorio del garante della privacy tratta di Wikipedia nei suoi corsi e saltuariamente ci scrive
- il diritto all’oblio è stato sulle pagina di cronaca non troppo tempo fa: Alessandra Canale pretendeva che la sua biografia su Wikipedia fosse epurata dalle informazioni relative alla sua carriera da attrice nei film all’italiana degli anni settanta
- immagini: la legislazione italiana manca di diritto di panorama e tutela il diritto di riproduzione..
- per le identità digitali è interessante ricordare il caso Elia Spallanzani, una personaggio inventato di sana pianta in rete, munito di referenze, che è sopravvissuto per scherzi strutturali su ‘pedia per circa un anno
- censura: nell’intranet cinese (la definizione è di Paolo Ferri) Wikipedia e altri siti sono irraggiungibili, a meno di escamotage tecnici.
Qualche suggerimento su come gestire i casi di miss Z. e della Canale?
Qualche risposta sul conflitto di territorialità che possa essere utile a Wikisource?
Grazie. :o)
Nu, ma non dispero 🙂